Nell'abisso dei mosaici
James Hillman, l'innovatore della psicologia analitica di derivazione junghiana, autore di libri che tanti hanno amato come Il mito dell'analisi, Revisione della psicologia, Il codice dell'anima, se n'è andato da questa terra nel 2011 (era nato nel 1926). Dopo una vita passata a smontare la psicoanalisi come tecnica di dominio, usando strumenti conoscitivi provenienti anche dalla filosofia e dalla letteratura, dopo folgorazioni nell'interpretazione dei miti che costituiscono la nostra dimensione immaginale, che nutrono la nostra anima, in relazione con l'anima mundi, per «fare anima», riappare in libreria con un volume postumo sui mosaici di Ravenna, scritto con Silvia Ronchey ne gli ultimi giorni di vita, nella sua casa a Thompson nel Connecticut. Si intitola L'ultima immagine (Rizzoli, 264 pagi ne, euro 19) e parte da un viaggio a Ravenna insieme con la studiosa, docente di Civiltà bizantina all'Università di RomaTre, con cui aveva già pubblicato alcuni libri intervista. Racconta la moglie di Hill man, Margot McLean: «Nel settembre del 2008 James voleva approfondire il suo pensiero sull'immagine ed ebbe l'idea di fare un viaggio a Ravenna per vederne i mosaici. Contattò Silvia a Roma e tutti e tre partimmo in auto per Ravenna, dove passammo giorni a camminare, pensare, parlare, commentare incessantemente quello che avevamo appena visto, anche nelle pause che ci concedevamo sedendo a sorseggiare un espresso o un bicchiere di vino».
Il filosofo, l'analista dell'anima, sente che per completare la sua opera, per rispondere alla domanda «Cos'è l'immagine?» deve visitare dal vivo i mosaici ravennati, annotare le reazioni emozionali che suscitano. Siamo nel 2008, l'anno del crollo di Wall Street per il crack di Lehman Brothers. E Ravenna diventa, con le sue bellezze, la mappa di un altro crollo, quello dell'Impero romano d'Occidente, momento di sconvolgimenti e mescolanze di culture. Quel crollo, celato negli splendori del Battistero degli Ariani e in quello degli Ortodossi, in Sant'Apollinare Nuovo e in Classe, in San Vitale, diventa l'oggetto di una ricerca che non può essere che dal vivo. Annota ancora la moglie: «In quel luogo di eccezionale bellezza e mistero si potevano avvertire tutti e cinque i sensi risvegliarsi come da un coma, e farsi più vigili e acuti».Il libro è costituito dai dialoghi di quei giorni, intercalati da conversazioni sul letto di morte di Hillman, che se ne andrà pochi giorni dopo la partenza di Silvia Ronchey da Thompson. Diventa anche un trattato sull'ars moriendi di questo saggio, qualcosa «Che lo avvicina agli exitus dei grandi antichi, da Seneca a Petronio e a tutti quegli altri sapienti che morirono "con arte" perché morirono "pensanti"» scrive Ronchey nell’introduzione. Le scrive Hillman nella sua ultima mail: "Sto morendo, ma non potrei essere più impegnato a vivere". Nelle conversazioni Hillman osserva Ravenna come "un luogo della storia e della geografia della psiche" (Ronchey), momento di incrocio tra cristianesimo, cultura greco latina e mondo barbarico. Nel Battesimo di Cristo della cupola del Battistero degli Ariani vede una sopravvivenza dei caratteri del dio Dioniso. Nel Corteo delle Vergini di Sant'Apollinare Nuovo scorge caratteri femminili che richiamano i riti eleusini o le decorazioni muliebri della Villa dei Misteri di Pompei.Nel Mausoleo di Galla Placidia legge il cosmo e le stelle, l'acqua e il fuoco di cerimonie pagane, i cervi cari a Diana e le colombe sacre a Venere. Soprattutto sconvolgente è l'analisi del ritratto musivo dell'imperatrice Teodora, con un volto segnato, con occhi che perforano con la loro fissa immobilità, rimandando altrove. Qui il discorso si fa in calzante: questa immagine non è idolo, rappresentazione di caratteri esteriori, come quelle che ci bombardano nella vita contemporanea, fuggevoli, ingannevoli, pubblicitarie, inessenziali. Rimanda a qualcosa di profondo, a un'anima individuale in corrispondenza con l'anima del mondo, modello sotterra neo delle immagini fenomeniche, qualcosa che ci spinge a immaginare. Cita Platone e Plotino e i procedimenti del l'alchimia, sul disfarsi del di di suo rinnovarsi. Quindi punta l'attenzione, osservando Sant'Apollinare suo rinnovarsi. Quindi punta l'attenzione, osservando Sant'Apollinare in Classe, sul prato dell'Abside, la "Grande immagine verde", una natura paradisiaca, da difendere, figura usata contro le distruzioni di quel Medioevo.Molti altri sono gli spunti di un libro che canta la pluralità (pagana) contro ogni dogmatismo. Cos'è, però, alla fine l'immagine? La capacità di "immaginare", di leggere la figura, l'immagine interiore, oltre le sembianze, rivalutando anche, in questo senso "laico", l'iconoclastia bizantina, il rifiuto dell'immagine esteriore.