La giustizia di Afrodite. Nuova edizione.
tradotto e annotati da Silvia Ronchey. Testo in italiano ed in inglese
2017
James HillmanLa Conchiglia
Anche se gli antichi greci la chiamavano la Dorata e la Sorridente, Venere è in primo luogo portatrice di tentazioni che trasgrediscono l’ordine etico e prescindono dalla giustizia, spiega Hillman in questo saggio profondo, pieno di sorprese, illuminato da un ininterrotto fuoco di immagini e intuizioni. I seguaci di Afrodite, coloro che le fanno da seguito e portano i suoi doni, che imprimono a ogni momento della giornata il segno di Venere nel loro modo di fare, parlare, vestire, sono stati relegati troppo a lungo, nella nostra civiltà, a un rango inferiore e banale, né serio né morale. Ma chi si consacra ad Afrodite può anche diventare completamente pazzo, bugiardo, maniacale e crudele. Per questo, Hillman l’ha voluta invitare nella psicologia. Ha voluto immaginare una psicologia che sviluppi idee e prassi in modo a lei più affine’. Si tratta anzitutto di capire dov’è la bellezza nella psicologia. Perché finora nelle sue teorie, nella formazione degli psicoterapeuti, nel linguaggio che parlano e scrivono, perfino nei loro vestiti, il loro disprezzo per l’apparenza insulta Afrodite restringendo l’idea di anima alla sola invisibile interiorità degli esseri umani. La psicologia esplora il cuore umano ignorando che il desiderio essenziale del cuore non è solo quello dell’amore, ma anche quello della bellezza’. Perché quest’infelice rapporto tra psicologia e bellezza? Il fatto è che Venere, spiega Hillman, è rimasta intrappolata nel dilemma fondamentale del cristianesimo, che divide la bellezza dalla bontà e dalla verità spaccando in due il concetto classico di kalokagathon – bellezza e bontà saldate in una sola parola. La lunga storia della filosofia cristianizzata ha separato l’etica dall’estetica, la Giustizia dalla Bellezza, così che generalmente non crediamo si possa essere insieme buoni e belli, morali e attraenti, né che i piaceri dei sensi siano una via verso la verità”. (Dalla quarta di copertina)
James Hillman (1926-2011) è uno dei grandi filosofi contemporanei oltre che il più illustre esponente della psicanalisi di matrice junghiana. Allievo diretto di Carl Gustav Jung e dopo di lui direttore dello Jung Institut di Zurigo, ha insegnato nelle università di Yale, Syracuse, Chicago e Dallas. Tra le sue opere ricordiamo il Saggio su Pan (1977), Il mito dell’analisi (1979), la Re-visione della psicologia (1983), Anima (1989, nuova edizione 1999), Il codice dell’anima (1999), La Forza del carattere (2000), Un terribile amore per la guerra (2004), oltre ai due dialoghi con Silvia Ronchey L’anima del mondo (1999) e Il piacere di pensare (2001).
Incontro con James Hillman