La Stampa. Da Catullo a Baudelaire, consigli di sopravvivenza per donne intelligenti.
16/07/2009
Stefania Briccola
La Stampa
Agostino che «da ragazzo s’imbestialì in amori diversi e tenebrosi» e Francis Scott Fitzgerald che «odiava la gente e la adorava» sono tra i personaggi illustri che Silvia Ronchey ci narra con grande levità nel suo ultimo libro Il guscio della tartaruga edito da Nottetempo. Sono vite più che vere da leggere come una fiaba per ricordare tutto quello che di buono è già stato scritto e detto senza il bisogno di ricorrere a un manuale New Age. Da non perdere il ritratto di Catullo, al quale viene restituita l’ironia che gli è propria, e di Baudelaire per cui «amare le donne intelligenti è un piacere da pederasta». Questa frase invita a riflettere e rivela che le donne hanno dovuto nascondere la loro intelligenza nel corso dei secoli tranne nei casi in cui facevano a meno degli uomini e si votavano alla solitudine. Non a caso i ritratti più appassionati sono dedicati a Ildegarda di Bingen, Teresa d’Avila e Saffo.
Professoressa Silvia Ronchey, può spiegare il senso del titolo del suo libro?
Il guscio della tartaruga è un simbolo che può rappresentare la cultura in quanto tale, come qualcosa che ci decora e ci protegge. Pur nella sua apparente lentezza la tartaruga in realtà porta con sé un organismo vivente fatto di tante parti e di tante scaglie quanti sono gli aspetti della letteratura e del sapere, con tutto ciò che è già stato scritto e che però continua a stupirci.
Quale stile ha scelto per ritrarre i vari autori?
Uno stile bizantino che al di sotto della superficie del testo cela un mosaico. Ogni singolo ritratto è un patchwork di citazioni letterali degli autori di cui viene raccontata la vita e dei loro personaggi. Le parti che ho scritto mantengono uno stile neutro simile a quello degli autori delle vite dei santi nel Medioevo.
Che senso ha oggi questa operazione bizantina?
La cosa migliore che possiamo fare oggi è citare ossia non dimenticare le cose importanti che sono già state suggerite proprio in termini di vita quotidiana. È inutile comprarsi il manuale New Age quando in fondo abbiamo tutto quello che ci serve, da Pitagora a Schopenhauer, per avere consigli di sopravvivenza al mondo contemporaneo. Il libro racchiude una sorta di counselling.
Tra i suoi ritratti Catullo esce un po’ diverso da come lo abbiamo conosciuto a scuola…
Catullo è spogliato di un’aulicità che poi non aveva. I suoi Carmina Docta sono estremamente disincantati. Forse tra tutti Catullo è il personaggio più coccolato perché visto in una luce privata attraverso la storia che ci ha narrato. È la storia d’amore e di passione di un ragazzo con tutte le ruvidezze della delusione.
Anche Baudelaire appare disincantato nei confronti dell’amore e impietoso con le donne…
Contrariamente a Catullo, le frasi di Baudelaire nascono da un’esperienza di molte delusioni amorose. Lui forse è il massimo esperto in questo campo e quello che ha detto più crudamente la verità sostenendo anche che amare le donne intelligenti è un piacere da pederasta. Purtroppo ce ne stiamo rendendo conto: oggi si parla solo di veline. La vita delle donne è sempre più difficile proprio per la paura che i maschi hanno dell’intelligenza femminile.
Ci sono autrici o autori che ha amato più di altri?
A proposito di donne intelligenti ce ne sono alcune che ho amato svisceratamente come Ildegarda di Bingen, Teresa d’Avila e Saffo. La scelta non è casuale. Non credo che attualmente si abbia un’idea del livello dell’intelligenza femminile lungo i secoli. Purtroppo le donne non si sono espresse. Le mistiche invece hanno avuto la possibilità di scrivere. La loro è una testimonianza importante della inestinta intelligenza e capacità della scrittura femminile. Quindi tornando alla verità di Baudelaire è come se le donne abbiano dovuto mimetizzare nei secoli la loro intelligenza tranne nei casi in cui si votavano alla solitudine.