Dizionario Enciclopedico della Lingua Latina
"Dizionario Enciclopedico della Lingua Latina" di Karl Ernst Georges
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Avete un debito formativo in latino? Volete stupire, se siete ancora in ferie, i vicini di ombrellone leggendo l'edizione critica del "De rerum natura" di Lucrezio? Avete avuto una crisi mistica e volete cantare il gregoriano senza fare figuracce? Se sì, avete bisogno del Georges. Ricordate? Quel monolite nero che troneggiava minaccioso sui banchi del liceo nei giorni di compito in classe, la scrittura microscopica, le righe fitte che vi si confondevano sotto gli occhi per il sonno, la stanchezza, la paura... No, niente paura. Il Georges c’è ancora, ma è rinato.
Dopo più di centododici anni dall'edizione originale del 1891, traduzione italiana del mitico Kleines Lateinisch-Deutsches Handwòrterbuch di Karl Ernst Georges, dopo cento anni suonati dalla seconda edizione, quella che abbiamo usato a scuola, approntata dall'infaticabile Ferruccio Calonghi all’insegna del motto Maxima debetur pueri reverentia, che comprendeva tutta la latinità classica da Plauto e Tacito a quella che veniva chiamata allora "decadenza", al Digesto giustinianeo, ai Padri della Chiesa, ecco che Ugo Gianni Rosenberg, ultimo esponente della benemerita dinastia editoriale torinese, ha fatto il grande passo: il più aristocratico dei dizionari di latino è uscito ora, in due volumi, completamente rinnovato.
Il secondo volume, un abrégé, è stato concepito sul modello anglosassone delle editiones minores dei dizionari oxfordiani. Pratico e portatile, è il compagno ideale dello studente in campeggio, dell’intellettuale in barca a vela, dell’ecclesiastico cosmopolita.
Ma è nelle pagine del volume principale che troviamo le vere, grandi novità. Il testo si presenta distribuito su due colonne, ciascuna affiancata da un colonnino di servizio davvero inestimabile poiché segnala all’attenzione i punti chiave della glossa: la coniugazione del verbo, la sua forma (attivo, passivo, deponente, semideponente, riflessivo, mediale, impersonale) i suoi modi significativi (participi, gerundio, gerundivo), la sua sintassi; il cambio di categoria grammaticale del lemma (da aggettivo a sostantivo o ad avverbio, da nome comune a nome proprio), il suo cambio di genere, il suo cambio di numero (da singolare a plurale o viceversa), le sue alterazioni (comparativo e superlativo); la reggenza degli aggettivi: le locuzioni particolari; i significati traslati e i proverbi.
All'utilità di un tale sussidio si aggiunge la geniale semplificazione grafica del testo delle colonne principali, che giocando sapientemente con neretti e corsivi accrescono la consultabilità dell’opera. Desinenze, generi, categorie grammaticali, etimologie, esempi e citazioni d'autore sono, a differenza delle passate edizioni, individuabili ormai chiaramente.
Uno sfondo grigio chiaro inquadra i nomi propri: di personaggi storici o mitologici, di letterati o artisti, di luoghi geografici, di popoli significativi per la civiltà romana. Un filetto grigio posto a destra della colonna di testo richiama l'attenzione su altre voci che contengono invece notizie di carattere enciclopedico: sulla vita civile e politica, militare e religiosa, sulle conoscenze scientifiche e tecniche, sulla vita quotidiana. Forniremo, a titolo di esempio le informazioni fomite nel lemma “folium, folii". Prima accezione, primo significato: "foglia" di piante e di fiori, attestato in Cicerone e altri; secondo significato: per traslato, immagine della leggerezza, si veda Cicerone, ad Attico. 8, 15 ,2 (equivalente alla voce “piuma"). Seconda accezione, primo significato: "bagattelle", si veda l’espressione "folia et nugae" in Apuleio, 3; secondo significato: in architettura, “foglia d'acanto” nel capitello corinzio, Vitruvio, 4: raramente, (foglia di) “nardo", in Prudenzio. Terza accezione (tarda): “foglio" di carta, in Macrobio.