S. Ronchey, Nostalgia for Byzantium: How and Why We Continue To Sail, in Proceedings of the 22nd International Congress of Byzantine Studies (Sofia, 22-27 August 2011), Sofia, Bulgarian Historical Heritage Foundation, 2011, pp. 107-129
La nostalgia per Bisanzio precede la sua caduta del 1453. Nasce subito dopo la Quarta Crociata e fonde in sé la nostalgia di uno status politico ormai tramontato, ereditato direttamente dall’impero romano, con l’affermazione di uno status più strettamente culturale: quello di erede diretto della tradizione letteraria e filosofica ellenica. Nell’incrinarsi del ruolo di Bisanzio come superpotenza politica e militare, l’eredità greca e il ruolo di conservazione e mantenimento in vita dei classici greci diventano identitari e lo restano per tutta l’età paleologa. Proprio nel momento in cui la civiltà di Bisanzio è arrivata a meglio conoscere e apprezzare il modello classico, gli intellettuali sono costretti a constatare la sua inadeguatezza a comprendere e a ordinare il mondo reale che li circonda. O meglio, constatano l'inadeguatezza della realtà statale e politica di Bisanzio, dopo il colpo inferto dai latini, alla perpetuazione pratica di quei valori classici in cui pure lo stato e loro stessi si riconoscono.
Dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, la Sehnsucht per Bisanzio si trasferisce a quell'ultima rinascenza bizantina che fu, per più versi, il Rinascimento, e qui agisce da forza innovatrice e propulsiva. E’ tutta permeata di nostalgia bizantina la sua più importante innovazione artistica: la prospettiva, che ha il suo principale esponente in Piero della Francesca ed è funzionale proprio alla riproposizione, negli anni immediatamente precedenti la conquista ottomana di Costantinopoli, di un passato bizantino che produce un effetto di sbalzamento in avanti del presente che con lui si contamina. Un meccanismo trascinante che è anche una sorta di riproduzione visiva di quella capacità di innovazione che guardare indietro al millennio di Bisanzio ispira agli occidentali, oltre che ai bizantini stessi.
Dopo il fallimento del piano di “salvataggio occidentale di Bisanzio” promosso da Pio II e Bessarione, il matrimonio tra Zoe Paleologina e Ivan III Vasilevi? segna la nascita della Terza Roma a Mosca. E’, di nuovo, dalla nostalgia per Bisanzio — nella sua più pura accezione “romana”, stavolta — o, se preferiamo, da uno spregiudicato quanto oculato uso postbizantino di Bisanzio, che si afferma l’ideologia con cui Ivan IV, soffocando il potere dei boiari, riorganizza l'amministrazione imperiale secondo i princìpi dello statalismo centralista bizantino e fa nascere la Russia moderna. Un uso ideologico, vòlto a una forma autocratica non necessariamente progressiva; ma certamente innovativa rispetto alla formula feudale cui la Rus’ era rimasta legata fino ad allora; un’innovazione tratta dal passato che condizionerà fino a tutto il XX secolo la storia culturale e politica dell’Europa, e non solo.
Tra XV e XVI secolo la Polis prospera sotto il dominio degli ottomani, che in parte ne assimilano e perpetuano la tradizione e il ruolo geopolitico, e diviene mèta di un quanto mai nostalgico pellegrinaggio di eruditi viaggiatori occidentali, che ne segna la riscoperta archeologica e topografica. Nella Francia dell’assolutismo l'attualizzazione della basileia di diritto divino e della figura del re-sole nella monarchia di Luigi XIV determina la nascita della bizantinistica, ma anche di un'immaginazione di un'estetica bizantine, che vedono la loro proiezione sensibile e il loro palcoscenico simbolico nella corte di Versailles.
In area germanica l'ideale bizantino anima nel XVIII secolo i progetti architettonici di Carlo di Prussia, nel XIX il progetto reazionario-letterario di Ludwig II di Baviera. Di decennio in decennio, nell'Ottocento, la sacralità dell'autocrazia e dei suoi riti fastosi si svuota di significato, diventa scenario teatrale. La valutazione della vita politica di Bisanzio coincide con l’immagine stereotipa di una corte bizantina decadente e estetizzante, regno esclusivo di intrighi femminili o effeminati, quindi vacui e insensati. Con la nascita delle democrazie, il potere bizantino viene così definitivamente evirato. Il moralismo prude della letteratura proposta alle masse trasferisce non a caso la sovranità maschile del re-sole su una figura corrotta e immorale di donna e simbolo di Bisanzio diventa Teodora, l'imperatrice-prostituta. Attraverso le divagazioni letterarie che la avranno per protagonista il mito politico dell'autocrazia arriverà completamente stravolto e screditato al secolo breve, alla cultura borghese e poi alla letteratura di consumo nonché al cinema dell'occidente europeo.
Uno scenario che non si applica al quadrante orientale, dove il lascito di Bisanzio è concreto e vitale, indipendentemente dal giudizio politico che possiamo dare delle forme statali che genera. La concezione bizantina del potere e l'estetica del potere bizantino si perpetuano, attraverso l’impero zarista, fino a quello sovietico di Stalin e trovano la più compiuta rielaborazione nell'Ivan Groznij e nella Congiura dei boiari di Ejzenstejn, due pellicole girate, specie la seconda, a prezzo delle persecutorie censure di un potere autocratico talmente affine alla loro essenza da potervi essere, en travesti, raffigurato.
E’ nostalgia attiva e propulsiva quella che oggi ripropone, nelle pagine degli scrittori, il millennio di Bisanzio come esempio per la risoluzione dei conflitti postcoloniali, e Costantinopoli nella sua stessa topografia come simbolo di mediazione tra civiltà il cui scontro è da alcuni considerato oggi inevitabile. Gli studi bizantini sono ora come non mai inseriti nello Zeitgeist. Riattivare la memoria dei popoli che sono entrati o stanno entrando in quell’Europa che Bisanzio ha contribuito in modo determinante a formare, ravvivare il passato comune attraverso lo studio del comune denominatore bizantino, può e deve essere oggi un punto di forza della disciplina bizantinistica.
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- Giorgio Gemisto Pletone
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- Niccolò Perotti
- Giovanni Regiomontano
- Tolomeo
- Nicolò Copernico
- Piero della Francesca
- Cleopa Malatesta
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- “Salvataggio occidentale di Bisanzio”
- Pio II / Enea Silvio Piccolomini
- Giovanbattista Della Volpe
- Giorgio Tarcaniota
- Zoe/Sofija Paleologina
- Ivan III Vasilevič di Mosca
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- Mehmet II il Conquistatore
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