Silvia Ronchey

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Attualità e rubriche

Ceronetti come Simon Mago

Lettere da Bisanzio

05/11/1998 Silvia Ronchey

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Avvenire

Alla fine della seconda guerra mondiale, presso Nag Hammadi, in Alto Egitto, alcuni contadini trassero fuori dalla roc­cia una giara che conteneva un grande tesoro: tredici libri pa­piracei in copto saidico, l’intera biblioteca di una confraternita iniziatica sopravvissuta, nel V secolo, alla persecuzione e alla decadenza (iella propria stessa setta, seguace della Gnosis, Ne­gli ultimi trent’anni i codici di Nag Hammadi sono stati fondamentali per riscoprire il pensiero che oggi denominiamo, con lieve distinzione terminolo­gica, gnosi o gnosticismo, un tempo presentato come eresia cristiana, in realtà preesisten­te, parallelo o intersecante il cristianesimo, suo compagno di strada da Roma a Bisanzio e dalla Palestina al Turkmeni­stan.
La biblioteca gnostica di Nag Hammadi restituì integri, pri­vi del filtro dell’apologetica patristica, testi cristiani da considerarsi apocrìfi e eretici, ma cer­to arcani e sconvolgenti, come l'Apocrifo di Giovanni, la Na­tura degli Arconti, l'Origine del mondo. In precedenza, a partire dalla scoperta della Pistis Sophia in pieno illumini­smo, l’Occidente aveva predi­letto la gnosi nelle sue forme non cristianizzate (l’ermetismo, il cabalismo, l’esoterismo degli alchimisti, gli oracoli caldei) e lo gnosticismo nelle sue estreme implicazioni storiche e politiche: i catari di Provenza o, prima e molto più di toro, i pauliciani e i bogomilli della sterminata provincia bizantina, i seguaci di Basilio, l’eresiarca clamoro­samente processato e condannato a Costantinopoli.
La nozione di gnosticismo si ap­plica oggi a intellet­tuali pessimisti, apocalittici e ascetici, come ad esempio Guido Cero netti Leggendo queste defini­zioni c’è chi si chiede: ma chi fu il primo gnostico? e chi l’ultimo? Secondo molti padri, il primo fu Simon Mago samaritano, che si faceva chiamare «la Grande Potenza di Dio». Furono gnostici Basilide, Carpocra­te, Marciane, Menandro, Saturnino, e in generale tutto il montanismo. Il più famoso degli gnostici contro cui combatterono al­leati l’impero e la Chiesa del II secolo, fu Valenti­no. Quanto alto gnosticismo contemporaneo, si fa in genere il nome di Réne Guénon, il teo­rico dell’esoterismo cristiano. Ma si possono citare fiancheggiatori meno sospettabili come Lawrence Durrell, ammiratore di Guénon e Lacarrière, che negli anni 70 contrapponeva la nobiltà della sfida gnostica «al piatto disfattismo degli hippie». Sempre in ambito letterario, si inserisce in maniera quasi caricaturale nel filone della moda neognostica l'Opera al nero della Yourcenar. Un esponente dell’internazionale degli Gnostici fu senz’altro un grande storico delle religioni come Coulianu, erede di Mircea Eliade, assassi­nato in circostanze misteriose qualche anno fa a Chicago.
Lo gnosticismo storico è, al primo stadio, una forma di ra­zionalismo religioso (gnosis vuol dire in greco «conoscenza»), che tenta di spiegare con la sola ragione, anche se con deliberata enigmaticità, l’insegnamento cristiano ei suoi misteri in cui presuppone l’esistenza, fin dall’inizio, di un doppio li­vello: una versione esoterica, elitaria, trasmessa segretamen­te ai discepoli, e una letterale, per i molti, divulgata nelle fabulae dei vangeli. Oltre che de­gli aristocratici gli gnostici erano, proverbialmente, degli asceti estremi L’austerità di vita e il totale distacco dalle emozioni che praticavano li ricollega­va alle discipline degli stoici to­ro predecessori nel tardo paga­nesimo, oltreché a quelle dei maestri dell’induismo, oggi forse più note. Il sapere cheto gno­sticismo delle origini traman­da è una forma di eclettismo fi­losofico, emersa dall’amalga­ma microasiatico, in un’epoca in cui non solo un’ortodossia di contenuti, ma neppure il con­cetto di ortodossia era stato an­cora elaborato dalla giovane Chiesa.


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