La teocrazia bizantina
introduzione di Silvia Ronchey
2003
S. RuncimanSansoni
”Nel ritratto fotografico che gli fece Cecil Beaton, quand'era poco più che ventenne, Steven Runciman indossa un kimono di seta e tra le dita sottili regge un uccello di rara bellezza, di quelli che gli antichi imperatori orientali racchiudevano in gabbie d'oro. “ (Da “Steven Runciman, un dandy bizantino”, introduzione di Silvia Ronchey)
“Per undici secoli, dal trasferimento della capitale dell'Impero in Oriente a opera di Costantino nel 330 d.C. alla caduta di Costantinopoli nel 1453, la costituzione teocratica bizantina rimase immutata, sfidando la tirannia del tempo.
Alla sua base era l'assoluta convinzione che l'impero terreno rappresentasse l'immagine del regno dei cieli, raccogliendo in un’unità ideale e universale tutti i popoli sotto la guida della vera chiesa, quella greco-ortodossa. Ma questa visione dovette sostenere un continuo, durissimo, scontro con entità politiche vigorose, dotate di forte identità religiosa, quali l'impero d'occidente, con il suo papato, e l'islam, cui Bisanzio spesso poteva opporre soltanto il prestigio di una magnifica tradizione.
Steven Runciman, in questo saggio diventato un classico, traccia un profilo generale della teocrazia bizantina, coniugando l'autorevolezza di una raffinata erudizione con una felicissima vena narrativa. Le icone bizantine si scuotono dalle dorature che le avevano tenute immobili e prendono vita diventando personaggi e racconti. Ne deriva una narrazione appassionante nella quale il sacro si mescola al profano e le vicende politiche sono contrappuntate dagli scontri tra la chiesa e gli eretici, dalla guerra mossa dagli iconoclasti alla fede popolare, dall'utopia pauperista degli zeloti.
La passione di Runciman per la storia bizantina non è un mero interesse accademico, ma espressione di una vita intensa e avventurosa segnata per sempre dall'amore per l'oriente. Ciò gli permette di fare rivivere in queste pagine tutto il fascino di una civiltà perduta, in cui sottilissime diatribe religiose decidevano la vita o la morte di cittadini e imperatori. Come in un mosaico, regnanti, monaci e patriarchi si susseguono e si intrecciano per ricomporre la lunga vicenda dell'impero che volle instaurare sulla terra una comunità in armonia con il cielo.”
(Dal risvolto di copertina)