S. Ronchey, Su D'Annunzio e Bisanzio, in F. Conca – G. Fiaccadori (a c. di), XII Giornata di Studi dell’AISB. Bisanzio fra tradizione e modernità. Ricordando Gianfranco Fiaccadori, a c. di Fabrizio Conca e Carla Castelli, Milano, Ledizioni, 2017, pp. 139-171
Quale fu il vero rapporto – personale e psicologico prima ancora che letterario – che Gabriele D’Annunzio intrattenne con Bisanzio? In che senso, fin da bambino, il poeta si sentì biologicamente, geneticamente bizantino, aspirando ad essere definito “porfirogenito”, proprio lui che mai vide Costantinopoli con i suoi occhi, né mai poté darne alcuna descrizione? L’articolo ripercorre tutte le tappe di una relazione politicamente pericolosa e letterariamente quanto mai complessa, iniziata in età adolescenziale – si pensi alle citazioni occulte dei carmi dell’Antologia Palatina – e culminata nella costruzione del personaggio di Basiliola nella Nave, erotica e sensuale femme fatale, alter ego dell’imperatrice Teodora ma ben più ispirata alla disinibita Théodora di Victorien Sardou, o forse, ancor più direttamente, a quel suo sottoprodotto che fu l’omonimo feuilleton di Italo Fiorentino, che non alla protagonista, ben diversa e assai più prude, della monografia di Charles Diehl. D’altronde, l’amore per Bisanzio, nell’opera di D’Annunzio, qui metodicamente censita, trapela soltanto a tratti, per accenni, lapsus, segnali intermittenti. È un amore che resta per così dire imprigionato in minuscole tessere del suo immenso mosaico letterario. E che si esplicita soprattutto nel transfert con Venezia e Ravenna, che resteranno i due poli del bizantinismo “pubblico” di D’Annunzio, nato e cresciuto sul “mar greco”, sempre costante nella passione per la “piccola Bisanzio” lagunare e nella fascinazione per la capitale dell’esarcato: si pensi ad esempio, tra i passi qui indagati, a quelli del Sogno d’un tramonto d’autunno, della Licenza, del Notturno. Con l’escalation del nazionalismo nel panorama interno italiano e l’infittirsi di compromettenti significati dell’ideologia neobizantina nello scenario internazionale, la giovanile costruzione estetica “bizantina” che il poeta aveva fatto di Roma nella Cronaca Bizantina verrà progressivamente meno e il mito di Bisanzio verrà sempre più piegato all’ideologia patriottica e definitivamente traslato al mondo adriatico in concomitanza con l’avventura politica di Fiume.