Le visioni di Zosimo. La sapienza dell'ultimo grandi mistico pagano | I naufraghi di Graham Greene. Storia di un parvenu: in fondo siamo tutti ladri | Mille anni di poesia dell'Islam. La realtà è sempre un enigma per arabi e persiani
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"E' questo il mistero divino e supremo, l'oggetto della ricerca. Questa è l'acqua d'argento, la maschio-femmina che sempre fugge. E' il tutto e tutte le cose. Ha vita e spirito ed è distruggitrice. Chi intende queste parole possiede l'oro". Nelle "Visioni" di Zosimo di Panopoli, storico e polemista oltreché ultimo grande mistico pagano, si fondono psicologia e alchimia, come intuì Jung, che dedicò loro, nel 1937, un famoso, geniale saggio. Ma quando Zosimo scriveva i misteri sapienziali del paganesimo erano stati ormai proibiti. L'impero romano, ormai divenuto bizantino, si era cristianizzato, e Giuliano l'Apostata, nel tentare di rifondare l'antico sincretismo, aveva fallito. Come su una nave pirata Zosimo traghettò i segmenti di quella sapienza nei suoi scritti estatici, oggi pubblicati dalla BUR ("Visioni e risvegli", 211 pp., 9 euro) con testo greco e siriaco a fronte, con l'imponente, preziosa introduzione e con la splendente, partecipe traduzione di un poeta-filologo, Angelo Tonelli.
"Nessuno dei personaggi descritti in questo libro deve intendersi riferito a persone viventi", avverte Graham Greene nella nota che precede "I naufraghi" (Oscar Mondadori, 353 pp., 7,80 euro). Il che, per uno come Greene, significava il contrario. Nel marzo 1933 aveva pubblicato sullo "Spectator" una recensione alla biografia di Ivan Kreuger, il re dei fiammiferi svedesi, il cui colossale impero economico era crollato nella crisi del '29 insieme a ciò che restava del vecchio mondo dopo la prima guerra mondiale. Per documentarsi era andato pochi mesi dopo in Svezia. L'atmosfera era cupa, la crisi stava soffocando l'Inghilterra e Hitler era salito al potere. Ma l'anno prima, col "Treno di Istanbul", lo scrittore ventottenne aveva venduto 30.000 copie e vinto la causa per diffamazione di un celebre collega che si era riconosciuto nella sua satira feroce. Nel nuovo libro Kreuger divenne Krogh e la satira del suo personaggio di parvenu ricchissimo, incolto e arrogante ancora più spietata. Perché il Leitmotiv dell'ironia di Greene, cattolico convertito, è sempre il male e la sua capillare diffusione nel mondo. In fondo, conclude una delle protagoniste del romanzo, "siamo tutti ladri".
"L'ordito del prodotto islamico classico è inconfondibile", scrive Gianroberto Scarcia nell'introduzione a "Poesia dell'Islam", antologia di mille anni di poesia araba e persiana classica da lui tradotta e curata per Sellerio (318 pp., 11 euro). "Dal comune Ombelico del Mondo, anche in quei lidi dove l'onda mediterranea pare travolta dalla marea oceanica e il palmeto pare inghiottito dalla giungla, il plettro islamico che dà voce alle corde è sempre in qualche modo inconfondibile". Dalla comune origine platonica cristianesimo e islam diramano due versioni difformi della stessa illusione, la realtà. Nel pensiero islamico l'impossibilità di conoscere se non per specchi ed enigmi il suo disegno, la distanza incolmabile tra il desiderio del mistico e il suo oggetto sono definitive e producono una poesia amorosa metaforica ed enigmatica, lontana da noi, ma senza la quale né lo Stilnovo né la Divina Commedia si comprenderebbero.