Giorgia il sofista. Nel suo encomio di Elena, la parola è un allucinogeno | Hofmannsthal. Lettere di un amore davvero platonico | Alessandro di Arriano. Il grande Macedone, icona del nostro tempo
TTL - Zig Zag tra i Cl@ssici
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La parola, diceva Gorgia, ha sull'anima la stessa potenza che hanno sul corpo i phàrmaka, ossia tanto le droghe quanto i veleni. Perché la parola è un allucinogeno, la parola, diceva Gorgia, è un incantesimo che illude il cuore degli uomini. Anche Elena, come il sofista autore del suo sublime e paradossale Encomio (a cura di Guido Paduano, Liguori, 108 pp., 9,90 euro), sapeva incantare il cuore degli uomini con un phàrmakon, una droga o pozione magica, il nepente. Tra la figlia di Leda e del cigno, la donna irresistibile che sedusse Paride e scatenò la guerra di Troia, e l'allievo di Empedocle, il retore irresistibile che sedusse Atene e scatenò la dialettica di Platone, esiste una fatale parentela: la stessa che lega la potenza dell'eros, dell'amore, a quella del logos, della parola.
"La vita per tutti noi è indicibilmente difficile, minacciosa e malevola. Tutto ciò che vi è di bello e prezioso consiste nel sopportare. E forse serve a qualcosa avere altri che ci sono e guardano la tua sofferenza e sono abbastanza buoni da capire le tue difficoltà", scrive Hofmannsthal nel 1894 a Edgar Karg von Bebenburg, in una delle bellissime lettere pubblicate ora da Quodlibet sotto il titolo Le parole non sono di questo mondo. Lettere al guardiamarina E.K. 1892-1895 (a cura di Marco Rispoli, 131 pp., 12 euro). Quella fra i due fu, come annotò nel suo diario Leopold von Andrian, "un'amicizia amorosa che giungeva fino al confine con Sodoma". O meglio, quello che legava il più giovane poeta e maestro al di poco più anziano ufficiale asburgico suo allievo fu un amore platonico in senso stretto.
“Se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene”, diceva il semidio biondo dagli occhi di colore diverso, che da ragazzo dormiva con l'Iliade sotto il cuscino e che, quando rase al suolo Tebe, risparmiò solo la casa di Pindaro. Partito dalla Macedonia, arrivò a sconfiggere il gigante persiano e a estrometterlo dal bacino del Mediterraneo, a sottomettere Siria, Palestina, Egitto, Mesopotamia, e poi Battriana e Sogdiana fino al delta dell'Indo. L'allievo di Aristotele, l'erede reale e simbolico della civiltà più avanzata dell'Europa, è oggi, secondo la stampa statunitense, "the hottest cultural icon", l'icona culturale del momento". Con perfetto tempismo esce quindi per la Fondazione Valla il secondo volume dell'Anabasi di Alessandro di Arriano (699 pp., 27 euro), dottamente curato da Francesco Sisti e Andrea Zambrini.