Le Dionisiache. Epica, nell'Egitto bizantino | I fratelli Goncourt. Storia di due acrobati | G. Galilei. I dogmi della scienza | Jacopone da Todi. Il poeta sacro e maledetto | G. Ceronetti. Versi per Sensibili | C. de la Barca. Un sogno nel secolo d'oro
TTL - Zig Zag tra i Cl@ssici
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Negli anni in cui l'impero romano si arrendeva ai barbari, nell'Egitto bizantino fioriva Nonno di Panopoli, il più decadente degli autori greci della decadenza. Scriveva versi mistici e sontuosi, deliranti e eruditi. Equiparò il Cristo del Vangelo di Giovanni a Dioniso. Gli dedicò un poema epico di 48 libri e 25.000 versi, le Dionisiache, di cui oggi esce per la BUR il secondo volume (canti XIII-XXV, testo greco a fronte, 632 pp., 18 euro), magistralmente tradotto e curato da Fabrizio Gonnelli.
Edmond e Jules de Goncourt erano perfidi, ma il loro Diario, insieme a quello di Renard, è il più grande e vivido monumento della vita letteraria e mondana della Parigi del XIX secolo. Scritto da Edmond dopo la morte di Jules, I fratelli Zemganno, finalmente tradotto da Fazi con postfazione di Arnaldo Colasanti (241 pp., 15,50 euro), è la trasposizione della loro esistenza, dominata da un nevrotico perfezionismo, nella vita di due fratelli acrobati.
Ogni discussione sul caso Galileo non può non essere viziata da un equivoco duro a morire. Al suo centro non è l'antitesi tra "verità" scientifica e "fede" ecclesiastica, ma il contrapporsi dello sfumato relativismo filosofico di Bellarmino al caparbio dogmatismo scientista dell'autore del Dialogo sopra i due massimi sistemi. Rileggere per credere: nell'edizione Pantheon BUR (909 pp., 35 euro) curata da Antonio Beltrán Marí.
“Mi sono sempre sforzato di respingere qualsiasi idea di superiorità verso i popoli che studiavo”, scrisse Joseph-Arthur de Gobineau. Amico di Wagner e di Tocqueville, ingiustamente messo all'indice nel Novecento, resta il più classico osservatore ottocentesco dell'Oriente. L'attualità del suo Viaggio in Persia è appassionatamente argomentata da Franco Cardini nel saggio premesso all'edizione ora uscita per Medusa (237 pp., 19,50 euro).
“Figlio, l'alma t'è 'scita, / figlio de la smarrita, / figlio de la sparita, / figlio attossecato!”. Non è il lamento della madre di un tossico ma una delle più celebri laude di Iacopone da Todi, “uomo”, come scrisse di lui Ungaretti, “di natura violenta e potente”, francescano pessimista, integralista e antipapista, mistico allucinato, poeta insieme sacro e maledetto. Solo una scelta (purtroppo) dei suoi versi esce ora per Net (133 pp., 6,90 euro) a cura di Daniele Piccini.
“Sento l'energia della luce che fa scaturire la musica dalle pietre e soffro per la freccia della nostalgia”, scriveva Nelly Sachs a Paul Celan, uno dei classici raccolti in Siamo fragili, spariamo poesia, l'antologia di versi, il breviario laico, il manuale di sopravvivenza che l'editrice Qiqajon di Bose ha pubblicato a Guido Ceronetti (133 pp., 9 euro). Versi per i Sensibili da cui prende il nome il teatro di strada in cui sono stati recitati.