Le brutte nozze tra adozione per i single e il voto del 9 aprile
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Cara Fiorenza,
che bravi gli alti giudici della Corte di Cassazione. Costretti a respingere il ricorso di una donna rumena, cittadina italiana per matrimonio, che chiedeva il riconoscimento dell’adozione di una bambina avvenuta in patria da single, hanno incluso nella sentenza un’accorata esortazione al Parlamento a prevedere adozioni anche da parte di persone singole “laddove facciano il bene del minore”. In base alla convenzione di Straburgo, che affida ai singoli stati la facoltà di legiferare, le adozioni a single “possono essere consentite”, salva restando la precedenza alle coppie.
Ed ecco subito insorgere le polemiche dei partiti, il turbamento delle associazioni dei genitori e naturalmente l’ira della chiesa cattolica. “Per la crescita psicologica del minore, una coppia offre garanzie che una persona singola non può dare”, lamentano in curia. “E’ molto meglio l’affetto di un single uomo o donna che un orfanotrofio”, ribattono i laici. Nell’incrociarsi di luoghi comuni e constatazioni ovvie, la verità la dice un parlamentare di AN: “Aprire ai single significa di fatto aprire ai conviventi, siano essi etero o omosessuali”. E’ questo, probabilmente, il punto, al di là della triste vicenda legale.
La realtà è che al centro di tutti i dibattiti di questa campagna elettorale c’è la famiglia. Ma la famiglia è un rassicurante fantasma. E può anche essere un incubo, e le cronache ce lo ricordano. Sul piano pratico, tramontata la famiglia tradizionale contadina, dove bambini e anziani erano accuditi collettivamente, siamo alla ricerca di un nuovo modello. La famiglia nucleare, da considerarsi di transizione, non ha risolto i problemi. Nell’assenza di un sostegno collettivo, le “mogli e mamme” sono sempre più lacerate tra lavoro e accudimento della prole. Ben venga allora chi è disposto a farsene carico: è una vocazione e un talento, ci vuole coraggio morale, forza fisica, capacità organizzativa, intelligenza. E risorse economiche. E solidità sociale. Requisiti che la crescente categoria dei single spesso possiede. E che comunque né la presenza né l’assenza di un certificato di matrimonio possono alterare.