Sindaco Moratti, hai le donne contro ma tu prova a farle sognare
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Cara Fiorenza,
diceva l’Ecclesiaste: “Per le città ho cercato, un uomo su mille l’ho trovato, donne nessuna”. Altri tempi. Oggi, le nostre città di donne ne hanno trovate non una ma due: Rosa Russo Jervolino e Letizia Moratti. La prima confermata, con plauso generale, in una città difficile come Napoli, disastrata e infestata dalla camorra. La seconda alla sua prima prova come sindaco, in una Milano da sempre governata, più o meno bene, da uomini. Soddisfazione nel mondo femminile? Macché. Qui, spaccatura netta.
Certo, Moratti è molto diversa da Jervolino. Anziché di sinistra è di destra. Anziché da una tradizione familiare democristiana viene da una tradizione familiare imprenditoriale. Fatto sta che tra le più note e emancipate intellettuali milanesi si è assistito a una repentina riconversione dalla mistica delle quote rosa a discettazioni da teologia medievale: “Il suo modo di pensare non ha niente di femminile”, dogmatizza Gae Aulenti. Carmen Covito cita l’auctoritas di Simone de Beauvoir: “Donne non si nasce, si diventa. E mi sembra che la signora sia soltanto nata, donna”. Meno causidica Ottavia Piccolo: “Che sia una donna non me ne importa niente”. E così via. Tanto parlare di specificità femminile e però, arrivate al dunque, l’appartenenza di setta prevale sulla solidarietà di genere e pur di non dar credito a un candidato donna di diverso schieramento si arriva a negare addirittura tale sua natura. Certo, spetta a Letizia Moratti evidenziare non solo la sua forte personalità ma la diversità sostanziale che c’è tra l’essere al vertice del lavoro e al vertice della politica, mostrare quale può essere un nuovo stile femminile - duttile, mediatorio, accogliente - di potere sulla città. Per farlo, tuttavia, dev’essere lasciata lavorare in pace. “C’è un tempo per parlare e un tempo per tacere”, tanto per citare di nuovo l’Ecclesiaste.