Silvia Ronchey

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Attualità e rubriche

Zenone: il saggio fa bene ogni cosa, anche cucinare

TTL - Cl@assici | Teneva le sue lezioni su e giù lungo la Stoà Poikìle, dove sotto i trenta tiranni erano stati massacrati millequattrocento cittadini: per questo i suoi discepoli furono detti Stoici

10/08/2002 Silvia Ronchey

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La Stampa

Zenone era di Cizio di Cipro. Aveva il collo piegato di lato, come le sante in estasi e come gli epilettici. Era alto, secco, scuro di carnagione. Per questo fu chiamato "la clematide egizia". Declinava quasi sempre gli inviti ai banchetti. Preferiva mangiare fichi verdi e starsene al sole.
Una volta Zenone andò da un oracolo per sapere qual era il miglior modo di vivere e il dio gli rispose: "Mettiti in contatto coi morti". Zenone interpretò il senso di queste parole e si diede alla lettura degli antichi.
Zenone non sopportava la ressa. Teneva le sue lezioni su e giù lungo la Stoà Poikìle, il portico affrescato da Polignoto, dove sotto i trenta tiranni erano stati massacrati millequattrocento cittadini. Per questo i suoi discepoli furono detti Stoici.
Zenone giurava sul cappero, come Socrate giurava sul cane. Come lui, vestiva lo stesso mantello leggero in ogni stagione. Secondo Zenone il fine dell'uomo è vivere in modo coerente con la natura e cioè vivere senza contraddizioni. Si dice che per definire questa coerenza fu il primo a usare la parola "dovere".
Secondo Zenone l'anima si nutre di sangue. Infatti è interamente mescolata col corpo e si dissolve quando i componenti si separano. L'anima è mortale, non c'è nulla oltre il mondo sensibile e niente tranne il corpo.
Secondo Zenone esistono una Mente e un'Anima del Mondo. Se da un ulivo spuntassero flauti che suonano, potresti forse dubitare che l'ulivo abbia l'arte di suonare? E perché allora non ritenere il mondo dotato di anima e di sapienza, se produce esseri animati e sapienti?. Secondo Zenone l'universo periodicamente termina nella conflagrazione e gradualmente rinasce. Come il vuoto che lo avvolge, il tempo è un interstizio cavo fra gli eventi. I fatti della storia universale ritornano eternamente. Si ripresenterà in futuro un nuovo Socrate per subire il processo, nuovi Anito e Meleto per accusarlo.
Secondo Zenone le passioni dell'anima sono disfunzioni della ragione e nascono da giudizi errati. Però anche nell'animo del saggio resta la cicatrice delle passioni, quando la loro ferita è sanata. Anche se sarà esente dalle passioni, il saggio conserverà di loro una leggera impronta, come un'ombra.
Diceva Zenone che nulla ci manca più del tempo. La vita è breve ma l'arte è lunga, soprattutto quella che deve curare il male dell'anima. Secondo Zenone il dolore è l'opinione ancora viva di un male incombente.
Secondo Zenone soltanto i saggi sono ricchi, anche se sono mendicanti, e soltanto i saggi sono belli, perché i lineamenti dell'anima superano in bellezza quelli del corpo. Secondo Zenone il saggio fa bene ogni cosa, anche cucinare. I buoni sono tutti amici fra loro, mentre quelli che non sono saggi sono sempre ostili.
Secondo Zenone la misericordia è un vizio e una malattia dell'anima. Il saggio, se le circostanze lo richiedono, può cibarsi di carne umana. Dopo avere meditato su Giocasta e Edipo, concluse che non c'è nulla di terribile a possedere la propria madre. Secondo Zenone ognuno di noi può misurare i propri progressi a partire dai sogni.
A novantotto anni, o forse a settantadue, Zenone non aveva mai avuto una malattia. Morì di colpo uscendo dalla Scuola. Inciampò e si ruppe un dito. Batté la terra con le nocche e citò un verso della Niobe: "Vengo, perché mi chiami?".

 

IL LIBRO

Stoici antichi. Tutti i frammenti, a cura di Roberto Radice, testo greco a fronte, Bompiani, 1666 pp., 34 euro


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