Tra Lady Chatterley e i Beatles, così Larkin finalmente scoprì il sesso
TTL - Cl@assici | Poeta e bibtiotecario, negli Anni Quaranta borsista a Oxford, solario e misantropo, scriveva: «Togliti dai piedi prima che puoi / e non fare bambini tuoi»
Articolo disponibile in PDF
Philip Larkin fu, come Callimaco, un poeta e un bibliotecario. Negli anni Quaranta fu borsista a Oxford. I suoi rapporti sessuali cominciarono in ritardo, nel 1963, tra la fine del bando a Lady Chatterley e il primo LP dei Beatles. Mentre scriveva, i prati intorno a lui erano freddi e fangosi e i selciati immobili. Le campane contestavano le ore, il gatto puntava topi in cucina, scaffali polverosi sostenevano preghiere. Sopra gli abbaini brillavano costellazioni caldee.
Secondo Larkin solo i giovani possono liberamente stare soli. Essere giovani vuol dire mettersi addosso un secolo allarmato come un vestito nuovo da grande magazzino. Dopo, nessuno crede più che l'eremita cui basta un piatto e un saio parli con Dio. E nel frattempo anche Dio se n'è andato. Così, secondo Larkin, tutti vogliamo avere qualcuno di gentile con noi, il che significa doverlo in qualche modo pagare. Per questo Larkin fu un solitario e un misantropo e non si sposò mai.
Larkin all'inizio pensava che le cose fossero più forti di lui, che il suo tempo sarebbe durato quanto lui, che ci sarebbero stati sempre, oltre la grigia città di Hull, campi e fattorie. Che gli alberi, castelli inquieti, sarebbero stati ancora grandi e folti. Poi ebbe dei dubbi, avvertì che l'Inghilterra stava scomparendo, che il mondo stava soffocando come sotto il coperchio di un calderone. Fuori restavano solo le zone turistiche, i primi bassifondi d'Europa.
Secondo Larkin i genitori ci fottono. Magari senza volerlo, ma lo fanno. Ci riempiono di tutte le loro colpe e ne aggiungono qualcuna extra, speciale per noi. L'uomo, scriveva Larkin, passa all'uomo il suo dolore, che si approfondisce sempre di più, come un'insenatura mangiata dalla marea. Scriveva: togliti dai piedi prima che puoi / e non fare bambini tuoi.
Una volta Larkin interruppe il suo diario. Decise che le pagine vuote avrebbero dovuto essere riempite solo in caso di ricorrenze celestiali, il giorno in cui i fiori arrivano e quando gli uccelli se ne vanno. Larkin fu anche un critico di jazz sul Daily Telegraph.
Secondo Larkin la vecchiaia è avere stanze illuminate dentro la testa con persone che recitano di cui ti sfugge il nome. Secondo Larkin la malattia è il risveglio dal sogno in cui ci chiude la vita e dall'ignoranza che ci congela per proteggerci.
Larkin portava occhiali squadrati dalla spessa montatura di tartaruga. La prima lente era l'oscuro oblò di un batiscafo, la seconda lente un vetro che assorbe il sole da finestre alte. Solo Larkin sapeva che le mareggiate sono il fremito di tremende esplosioni negli abissi. E sentiva che l'aria azzurra e profonda del cielo non mostra nulla, non è da nessuna parte e non finisce mai ."Will you still need me, will you still feed me, when I'm sixty-four?", cantavano i Beatles. Larkin morì a sessantatre anni, nel 1985. Secondo Ippocrate la vita è corta e l'arte è lunga. Secondo Larkin il respiro è corto e la morte è lunga.
IL LIBRO
Philip Larkin, Finestre alte, a cura di Enrico Testa, Einaudi, 75 pp., 10 euro