Gurdjieff: un Grande Lama o il capo degli agenti segreti russi in Tibet?
TTL - Cl@assici | Fu un maestro, un umorista, un profeta, un utopista, un fiiosofo, un musicista: dopo la Rivoluzione trasferì in Francia la scuota per to Sviluppo Armonico dell'Uomo
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Georg Ivanovich Gurdjieff fu un maestro, un umorista, un profeta, un utopista, un filosofo, un musicista. In lui lo spirito degli antichi gnostici si conciliò con quello dei dadaisti. Secondo Gurdjieff l'uomo è un ingranaggio poco importante, imbarazzante, confuso e inesplicabile nell'universo.
Gurdjieff era nato alla frontiera persiano-turca con la Russia armena. Visitò i monasteri della Mongolia e dell'India. Studiò con i sufi persiani, gli anacoreti bizantini del Monte Athos e i dervisci del Turkestan. Secondo alcuni fu un Grande Lama. Secondo altri il capo degli agenti segreti russi nel Tibet. Con la Rivoluzione ripiegò a Costantinopoli, poi trasferì in Francia la strana scuola che aveva fondato a Mosca nel 1914 .
Nell'Istituto Gurdjieff per lo Sviluppo Armonico dell'Uomo, detto il Prieuré, presso Fontainbleau, non si insegnava ad acquisire capacità come leggere, scrivere e far di conto, né a diventare sacerdote, filosofo, insegnante o uomo d'affari - anche se Gurdjieff era tutto questo. Al Prieuré si insegnava solo la possibilità di diventare uomo, un uomo sconosciuto, diceva Gurdjieff, alla nostra epoca, soprattutto nel mondo occidentale.
Il Prieuré era la metamorfosi in villaggio russo, o in lavra bizantina, di un castello costruito da Luigi XIV per Madame de Maintenon. Gurdjieff scriveva i Racconti di Belzebù al nipote sul prato, seduto a un piccolo tavolo di marmo, sotto un ombrellone a righe. Fondeva armeno e russo perché un'unica lingua non gli dava sufficiente libertà di espressione. Portava la testa rasata, lunghi baffi neri, un colbacco di astrakhan sia d'inverno sia d'estate. Per quanto la sua faccia fosse abbronzata il suo cranio era sempre di un bianco abbagliante. Katherine Mansfield lo trovava identico a un venditore di tappeti di Tottenham Court Road e si fidava di lui.
Secondo Gurdjieff in Occidente si crede che l'uomo abbia un'anima, data da Dio. Non è così. Niente viene dato da Dio, è solo la Natura a dare. E la natura dà solo la possibilità dell'anima, non l'anima. Il Prieuré esisteva per insegnare a conquistare l'anima attraverso il lavoro. Pensate a una quercia, diceva Gurdjieff. La Natura fa molte ghiande, ma solo poche possono diventare alberi. Lo stesso accade agli uomini. Per diventare una vera quercia, o un vero uomo, la prima cosa da imparare è conoscere se stessi, come dicevano i greci. In caso contrario la ghianda non si trasformerà mai in albero e diventerà concime che ritorna alla terra.
Secondo Gurdjieff le persone non capiscono cosa significhi imparare. Pensano di farlo con la mente e attraverso le parole, mentre si può imparare solo con il sentimento e tramite le sensazioni. Tuttavia, secondo Gurdjieff, più si conosce se stessi, più la vita diventa difficile. Gurdjieff tendeva trappole ai suoi allievi come un cacciatore di pellicce. Senza contrattempi, diceva, la vita diventa morte.
Al Prieuré ci si svegliava all'alba, la sera si faceva il bagno turco. Si imparava a fare il bucato, a stirare, a cucinare, a mungere, a preparare il burro, a coltivare gli aromi, a lucidare i pavimenti, a riparare tetti, a rammendare, a costruire strade. In un'ex-aviorimessa disseminata di tappeti orientali e cuscini di pelliccia si svolgevano saggi di danza, sessioni di ginnastica, sedute di ipnosi.
La vita, diceva Gurdjieff, è come una spada a due tagli. In America si pensa che sia una ricerca della felicità, e questo dimostra che il popolo americano non capisce nulla. La felicità è solo l'altra faccia dell'infelicità.
IL LIBRO
Georges Ivanovitch Gurdjieff, Dossier H, testi raccolti a cura di Bruno de Panafieu, Edizioni Riza, 2 voll., 771 pp., euro 38, 73