Guénon, il Lama dell’Occidente fedelissimo al pensiero indù
TTL - Cl@assici |Visse il più segretamente possibile, l'inappartenenza era il suo fato, amò San Bernardo e i Veda, i neoptatonici e i buddisti, fu uno gnostico, con il nome di Palingenius, fu soprattutto vicino all’Islam
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René Guénon fu per i tibetani "il Lama illustre dell'Occidente". Visse il più segretamente possibile, si confuse con la sua opera. Tra le logge massoniche fu considerato un agente dei gesuiti, tra i cattolici un emissario delle più eretiche obbedienze del Grande Oriente. Non potevano sapere, quei credenti, che l'inappartenenza era il fato di Guénon.
Guénon amò San Bernardo e i Veda, i neoplatonici e i buddisti. Fu uno gnostico, con il nome di Palingenius. Fu soprattutto vicino all'Islam. Uno dei suoi primi scritti, Il simbolismo della croce, è dedicato "alla memoria venerata di Esh-Sheikh Abder-Rahman Elish el-Kebir el-Alim el-Malki el-Maghribi" in data 1329 dell'Egira: il 1912, anno in cui fu iniziato, assunse il nome di "Servitore dell'Unico", si sposò con una giovane istitutrice, Berthe, e andò a vivere alla rue Saint-Louis-en-l'Ile. I reazionari dell'Action Française lo lodarono, poi lo sconfessarono. Da sinistra, i surrealisti di Roger Vailland si fecero contagiare dal suo pessimismo sulla civiltà occidentale. René Daumal, il futuro seguace di Gurdjieff, scrisse di lui: "La sua grandezza è non avere mai tradito il pensiero indù a vantaggio delle esigenze della filosofia occidentale. Spera poco di convincere le moltitudini".
Nella sua rivista, Il velo di Iside, Guénon insegnò a immergersi nei simboli e a tralasciare tutte le interpretazioni esteriori, filosofiche e morali, cui hanno dato luogo dagli Stoici fino a Kant. Nel Re del mondo spiegò che Cielo viene da "celare" e significa "ciò che nasconde" o "ciò che è nascosto"; che lo smeraldo caduto dalla fronte di Lucifero è il Terzo Occhio di Shiva; che la Pace divina di cui parlano i vangeli è uguale alla Sakînah araba e alla Shekinah ebraica e alla Pax Profunda dei Rosacroce. Nell'Esoterismo di Dante mostrò che il viaggio extraterrestre della Commedia è in perfetto accordo con le teorie indù sui tre mondi e sui tre guna o gradi dell'esistenza universale: sattwa, rajas e tamas; che la Tradizione è una e riemerge come un fiume carsico. Nelle Regole del calcolo infinitesimale scrisse che i matematici moderni "sembrano essere arrivati a ignorare cosa è veramente un numero".
La luce solitaria dei libri di Guénon illuminò gli ultimi anni di Drieu La Rochelle, dettò all'anziano Gide parole di rimpianto: "Che cosa sarei diventato, se avessi letto Guénon da giovane? Ora la mia intelligenza sclerotizzata si piega tanto difficilmente ai precetti della sua saggezza ancestrale quanto il mio corpo alle posizioni consigliate dagli Yogi. Ma ciò che Guénon ha scritto è irrefutabile".
Nel 1930 Guénon partì per il Cairo alla ricerca di testi esoterici islamici, senza sapere che non ne sarebbe più tornato. Trovò una nuova moglie, Fatma, una "discendente del profeta". Ebbe quattro figli e una quieta casa a Doki e non più altro nome che Abdel Wahed. In silenzio, nella luce del deserto, l'occidente si allontanò sempre di più dalla sua opera. Una sera di gennaio del 1951, quando gli astri segnavano l'Epifania, disse alla dolce Fatma: "Non mi vedrete. Ci sarò. Vi vedrò". Morì, venne sgozzato un montone e il suo sangue fu sparso al suolo. Il corpo di Guénon giace nella città dei morti del Cairo, sulla collina di Mokatan.
IL LIBRO
René Guénon, L'esoterismo di Dante, Adelphi, 105 pp., € 7,23