Foyan: per cogliere la realtà siate come trenta tonnellate di ferro
TTL - Cl@assici | Il maestro zen nacque nel 1067 e morì nel 1120, tenne lezioni in Cina sotto la dinastia Song, non voleva seguaci né discepoli: si tramanda che mo!ti dei suoi uditori abbiano raggiunto l'illuminazione
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Foyan nacque nel 1067 e morì nel 1120. Tenne lezioni in Cina sotto la dinastia Song. Non voleva seguaci né discepoli. Desiderava soltanto che chi lo ascoltava imparasse ad aprire gli occhi. Si tramanda che molti dei suoi uditori abbiano raggiunto l'illuminazione.
Foyan fu un maestro zen e non si sa altro di lui. Se un bravo artigiano è colui che non lascia traccia, come dice il proverbio zen, Foyan fu un bravo artigiano. Di lui non rimase alcuna traccia.
Foyan componeva insieme i pensieri altrui. Se un bravo maestro è colui che sottrae parole anziché aggiungerle, Foyan fu un bravo maestro.
Un antico maestro, racconta Foyan, aveva posto ai suoi discepoli un quesito: E' il vento che suona, o sono le campane che suonano? Poi, senza aspettare la risposta, per irritare gli allievi aveva proseguito: Non sono né il vento né le campane che suonano, è soltanto la vostra mente che suona.
Nella mente del maestro Foyan risuonavano instancabilmente le parole e le storie di tutti gli antichi maestri. Per provocare il satori, l'illuminazione, gli antichi maestri zen usavano i koan, che consistono nel porre una domanda e dare una risposta illogica. Che cos'è il Buddha? Risposta: Tre libbre di lino.Secondo Foyan cercare di cogliere la realtà nella sua vera essenza è come guardare un cavallo al galoppo attraverso una finestra: passa in un batter d'occhio. Amava dire Foyan: per tentare di cogliere la realtà dovete essere come trenta tonnellate di ferro che non possono venire né trascinate in avanti né spinte indietro. Dovete essere così perfettamente consapevoli da vedere le vostre trecentosessanta articolazioni e i vostri ottantaquattromila pori aprirsi tutti contemporaneamente. Poiché ogni fenomeno, dentro il microcosmo del vostro corpo come fuori nel macrocosmo esterno, è la realtà originaria, e non c'è nulla che non lo sia.
Ripeteva Foyan: le persone possiedono gli occhi, attraverso i quali possono vedere ogni tipo di forma, lunga, corta, quadrata, rotonda. E allora, perché non riescono a vedere se stessi? Ma il coltello non taglia se stesso, come l'occhio non vede se stesso. Anche la mente è così: la sua luce brilla in modo percettibile in tutte le dieci direzioni, circondando tutte le cose. Allora, perché non conosce se stessa?
Foyan riteneva che vedere con chiarezza la propria mente sia il principio fondamentale del buddhismo. Se la mente non vede la mente, è perché, secondo Foyan, non va pensata come mente. E' un regno distinto dai pensieri.
Narra Foyan che una volta il maestro Bodhidharma, dopo anni di silenzio, domandò al discepolo Shen-Kuan: Che cosa desideri? Shen-Kuan rispose: La mia mente è inquieta. Fammi la grazia di placarla. Bodhidharma gli disse: Mostrami la tua mente e ti darò la pace. Il discepolo rispose: Quando cerco la mia mente, non la trovo. Bene, disse Bodhidharma, allora sei in pace. E il discepolo fu risvegliato nel satori.
IL LIBRO
L'istante Zen. Insegnamenti del Maestro Foyan, a cura di Thomas Cleary, Oscar Mondadori, 149 pp., 6,71 euro