Gide e l'umanità: di qua i sottili, di là i crostacei
TTL - Cl@assici | Scrittore, viaggiatore, memorialista, un torto su tutti: aver ignorato Proust
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André Gide fu uno scrittore, un viaggiatore, un memorialista, un pederasta. Era attirato dal sole rimasto sopra le pelli brune. Amava il Nordafrica, i piccoli mendicanti di Biskra: Bachir, dalla grazia selvaggia, dalle caviglie e dai polsi sottili, dai capelli rasati, completamente nudo sotto la corta gandura bianca e il logoro barracano. Amava i piccoli mantenuti di Algeri: Mohammed, l'amante dell'amante di Wilde, dai grandi occhi neri, dallo sguardo illanguidito per l'hascisc, dalla tinta olivastra, dal corpo infantile, dalle gracili cosce nude.
Secondo Gide, ci sono esseri che si invaghiscono di quanto gli assomiglia, altri di ciò che è diverso da loro. Diceva di essere di questi ultimi: lo strano lo eccitava, gli ripugnava tutto quanto è usuale. Tuttavia, oltre a essere omosessuale, ebbe una moglie. Molto dopo, da un'altra donna, ebbe una figlia. Nutriva l'indulgente illusione che nulla dell'umano dovesse rimanergli estraneo. Tuttavia, secondo Gide, invidiare la felicità altrui è follia, perché non sapremmo adoperarla.
Secondo Gide, l'importante a questo mondo è non apparire mai veramente quel che si è. Portò sempre cappelli ampi e flosci e una mantella scura. Si finse per tutta la vita cristiano. Fu di sinistra fino a un viaggio in URSS. In seguito non fu mai di destra, ma si destreggiò. Ottenne il premio Nobel.
Secondo Gide, gli uomini si dividono in crostacei e sottili. Un sottile è un uomo che, per un qualsiasi motivo, non mostra a tutti o in ogni luogo lo stesso volto. Vi sono diverse categorie di sottili, più o meno eleganti e lodevoli, alle quali risponde e si oppone l'unica grande famiglia dei crostacei, i cui rappresentanti sono saldamente incollati dall'alto in basso alla scala sociale. Vigono i seguenti assiomi: 1° I sottili si riconoscono fra loro. 2° I crostacei non riconoscono i sottili.
Secondo Gide, il disprezzo per ciò che può servire è segno sicuro di un'aristocrazia dell'anima. Secondo Gide, la conoscenza fortifica solo i forti. Secondo Gide, vi è troppa gente che scrive e troppo poca che legge. Secondo Gide, all'uomo è necessaria molta intelligenza per non restare, con uguali qualità morali, sensibilmente inferiore alla donna. Secondo Gide, gli uomini dovrebbero essere ben più infelici di quanto non siano. Per incoscienza, per leggerezza trovano sempre il mezzo di non essere così infelici come dovrebbero, e cioè di non sentirsi tanto infelici quanto sono. Questo ha come risultato la menzogna.
Gide aveva una natura felina. Provava il bisogno di dormire in maniera straordinaria e temeva sopra tutto l'insonnia. Fumava molto. Si vergognava della noia più di ogni altra cosa. Una volta scrisse: sono solo un ragazzino che si diverte, con sovrapposto un pastore protestante che si annoia.
Secondo Gide scrivere significa provare le angosce di un tisico in una stanza troppo angusta, di un minatore che vuole risalire alla luce, di un pescatore di perle che si sente pesare addosso tutta la massa delle cupe onde del mare; provare l'oppressione di Plauto o di Sansone quando gira la macina, di Sisifo che rotola il macigno; il soffocamento di un popolo in schiavitù.
Il più grande torto di Gide fu di non avere sciolto il nodo gordiano con cui Céleste, la governante di Proust, aveva chiuso il pacco del dattiloscritto della "Recherche" per inviarglielo in lettura. Il più grande merito di Gide fu di avere fatto tradurre in francese Lytton Strachey.
IL LIBRO
André Gide, Autoritratto di un uomo scontroso, a cura di Carlo Angelino, Il Melangolo, 38 pp., £ 10.000