Thomas Merton, il più pessimista degli eremiti
TTL - Cl@assici | Mistico, scrittore e poeta, testimoniò la fuga dal mondo e il silenzio come liberazione dalla servitù del desiderio
Thomas Merton fu un monaco, un mistico, uno scrittore, un poeta, uno degli Asceti Nascosti del Novecento. Da ragazzo vagò a lungo nella nera, fumosa New York, su quegli autobus che si prendono all'angolo di Broadway con la 110a Strada, alla ricerca del De diligendo Deo di San Bernardo: "Ma quando avevo trovato che l'unica copia buona era in latino, non l'avevo chiesta...". Di padre pittore e madre quacchera, ammiratore di Blake e Pound e di Huxley filosofo, postgraduate di Cambridge, ex-marxista, a ventisei anni Thomas Merton divenne trappista e si chiamò Father Louis.
Father Louis fu un pessimista e un apocalittico. Fu in corrispondenza con Boris Pasternak, Evelyn Waugh, Jacques Maritain, Julien Green, Erich Fromm, Henry Miller. Amò l'Oriente e morì a Bangkok per una scossa elettrica durante un incontro ecumenico di monaci buddhisti e cristiani.
Father Louis amava i Padri del Deserto bizantino. Definiva gli anacoreti pionieri in cammino. Si domandava se qualche personaggio simile non potesse ancora trovarsi tra gli indiani Pueblo o i Navaho. Deserto in greco si dice éremos, che significa 'vuoto'. Anacoreta deriva dal greco anachoresis, che significa 'fuga dal mondo'. Father Louis fuggì nell'abbazia di Gethsemani, Kentucky. Fu un Padre del Deserto Postnucleare nel cuore dell'impero americano, allo scoccare degli Anni Sessanta, all'esplodere delle prime atomiche nell'atmosfera, al lancio dei primi razzi nello spazio.
Father Louis si domandava: "Quale vantaggio può venirci dal salire sulla luna se non siamo in grado di attraversare l'abisso che ci separa da noi stessi?". Secondo Father Louis anche la nostra è un'epoca di solitari e di eremiti. Ma il nostro mondo è diverso dal loro. I nostri lacci sono più stretti. Il rischio che corriamo è molto più preoccupante. Secondo Father Louis dovranno sempre esserci chiese semibuie in cui ci si possa sedere fermi e respirare con regolarità.Secondo Father Louis l'inizio più abituale della contemplazione è quello che ha luogo attraverso un deserto di desolazione, dove, anche se tu non vedi nulla, non senti nulla, non sai nulla, e sei cosciente solo di un'ansia, di una sofferenza interiore, tuttavia sei attratto e trattenuto in questa tenebra e in questa aridità, perché è il solo posto in cui puoi trovare stabilità e pace.
Secondo Father Louis in noi stessi non c'è nulla che sia una fonte di speranza, non c'è nulla che valga la pena difendere, non c'è nulla che valga la pena amare. Secondo Father Louis siamo fatti a immagine di ciò che desideriamo. Per unificare la nostra vita dobbiamo unificare i nostri desideri. Per unificare i nostri desideri, dobbiamo spiritualizzarli. Spiritualizzare i nostri desideri significa desiderare di non desiderare. Secondo Father Louis, le contraddizioni hanno sempre dominato la psiche degli uomini. Ma è solo quando preferiamo l'analisi al silenzio che diventano un problema costante e insolubile. Non dobbiamo risolvere le contraddizioni ma vivere con loro e galleggiarvi sopra. Secondo Father Louis, le parole stanno tra sue silenzi: il silenzio delle cose e il silenzio del nostro essere. Secondo Father Louis, le parole non ci separano più dal mondo né dagli altri uomini né da noi stessi quando smettiamo di credere che il linguaggio contenga la realtà.
Father Louis trascorse l'ultima parte della vita in un'ascesi influenzata dallo yoga e dallo zen. Era convinto che la Vita dei Solitari abbia cause comuni e passaggi obbligati, come nei deserti di Nitria e Sceta, di Tebaide e Calcide, dove muovendo dalle ricche ville dell'Aventino o dalle capanne copte, viaggiando tra le dune da soli o in gruppi, a piedi o su cocchi sormontati da baldacchini, passarono gli enfant gatés della fine del mondo antico, destinati a divenire i primi grandi santi della New Age medievale cristiana: le due Melanie, Paolino da Nola, le cugine Paola e Eustochio e il loro grande amico Girolamo.
IL LIBRO
Thomas Merton, Il segno di Giona, Garzanti, 420 pp., £ 18.000