Ipocrisia e opportunismo, le maschere del nostro tempo
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Cara Fiorenza,
aprile è il mese più crudele, diceva Thomas Eliot. Sembrava un pesce d’aprile la dichiarazione di monsignor Bagnasco, che accostava i Dico all’incesto e alla pedofilia. Infatti, subito dopo il neopresidente della Cei rettificava. E però intanto non solo i politici della CdL, ma anche pensosi esponenti Teodem si erano precipitati a deprecare letture “semplicistiche” della sconcertante dichiarazione. Sempre più realisti del re, in Italia, gli intellettuali e non solo i politici, nelle questioni che riguardano la Chiesa; sempre pronti a difendere anche le prese di posizioni più improvvide, destinate a una saggia smentita, come nel caso dell’anatema del cardinal Trujillo all’aborto dell’undicenne colombiana rimasta incinta dopo essere stata seviziata e stuprata dal patrigno. Una dialettica acrobatica, anche allora, si era subito opportunamente attivata a giustificare l’incauto prelato, perfino da parte femminile.
E a proposito di femminismo, come non solidarizzare con la povera leader delle donne marocchine in Italia, Souad Sbai, quando denuncia il “buonismo ipocrita” delle nostre femministe, il loro quasi totale silenzio di fronte ai maltrattamenti subiti in famiglia dalle islamiche immigrate in Italia? Ha ragione, esistono “bugie del multiculturalismo”, o meglio omissioni legate a convenienze neanche più ideologiche, ma di schieramento. Eppure è proprio dalla violenza sulle donne che è partita l’indagine per apologia di reato sulle prediche nella moschea di Torino.
Nel sempre più labirintico balletto degli schieramenti l’ipocrisia intellettuale è diventata così metodica, e ogni dichiarazione sembra dettata in Italia da motivi di ancillarità partitica così scoperti e indifferenti ai contenuti, che ci si domanda come fare a spiegare ai nostri figli realtà e princìpi elementari. Non è questione di relativismo ma di cinismo, e forse l’unica cosa che l’arcivescovo di Genova ha ragione a denunciare è il “pericolo sociale e educativo” che incombe sul nostro modo di fare politica.