L'archeologo Freud nei sotterranei dell'incoscio
TTL - Cl@assici
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Sigmund Freud era un ebreo austriaco. Al tramonto dell’impero austroungarico crebbe a Lipsia e fu educato a Vienna. All’età in cui gli ebrei vengono iniziati alla cabala si iniziò a una disciplina ancestrale accantonata dal progresso, che ritrovò in sé e chiamò psicanalisi. Uomini e donne si rivolsero a lui per superare la cecità e la disperazione del vivere, che gli scienziati all’epoca chiamavano isteria e nevrosi. Freud fece stendere quelle persone su un giaciglio coperto di tappeti e si sedette alle loro spalle. Non potevano vederlo né indovinarlo. Lui divinava ma non parlava. I pazienti imparavano monologando a seguire le tracce dei discepoli delle antiche sette greche, che guidati nella tenebra da un invisibile e amato maestro apprendevano per via esoterica il segreto inciso sul marmo di Delfi: conosci te stesso.
A Vienna in quegli anni c’erano Klimt e Mahler, Hoffmann e Schnitzler, in strada suonavano la Marcia di Radetzky. Freud e i diciassette adepti della sua setta si riunivano ogni mercoledi. A riceverli, all’ingresso dello studio, c’era un ritratto di Sarah Bernhardt. Quando aveva ventott’anni, Freud l’aveva vista recitare a Parigi la "Teodora" di Sardou.
Freud amava l’antichità. Come Artemidoro scrisse un libro intitolato "L'interpretazione dei sogni", come Elio Aristide li narrava e li faceva narrare, come Omero sapeva sceverare quelli che provengono dalla Porta di Avorio e quelli che provengono dalla Porta di Corno.
Secondo i greci, i sogni erano rivelatori perché inviati dalla divinità. Secondo Freud, i sogni sono rivelatori perché inviati dall’inconscio. Fra le due concezioni non esiste una gran differenza, poiché nella psicologia di tutti i tempi il mistero e il sacro coincidono.
Freud faceva collezione di oggetti archeologici. Sosteneva si potesse studiare la mente solo risalendo il corso del passato, decifrando la successione di segni del suo strano alfabeto, scavando strato dopo strato le cose affondate nella memoria e a noi nascoste. Secondo Freud conosciamo solo disseppellendo, come archeologi della zona sotterranea, gremita di inestimabili reperti e in cui è conservata ogni cosa, che aveva chiamato inconscio.
In quegli anni l’antica Ilio veniva riscoperta strato dopo strato. Su una nave Freud incontrò Dörpfeld, l'assistente di Schliemann, ma non osò avvicinarlo per l'emozione e l'invidia. Freud vedeva nel sottomondo della coscienza una Piccola Ilio da scoprire intatta e pietrificata.
Secondo Freud siamo immersi in un flusso ininterrotto di enigmi, impressioni, ricordi. Ogni nostro atto, riuscito o mancato, vibra a nostra insaputa di imprevedibili contatti, si anima di energie, raccoglie fasci di segnali, è impigliato in reti di corrispondenze.
Il linguaggio inconscio della mente era una delle molte lingue, vive e morte, che Freud padroneggiava. Amava il greco di Platone e di Sofocle, da giovane se ne era servito per scrivere il diario. Come Edipo di fronte alla Sfinge passò la vita a misurarsi con gli enigmi attraverso cui l’inconscio comunica i suoi oracoli alla mente. Nel suo libro più letto, la “Psicopatologia della vita quotidiana” (1901, un secolo), ne elencò centinaia, raccontando i misteri e la tragica ironia della psiche sotto forma di aneddoti colloquiali, paradossali e magici come storie chassidiche.
Una volta una gatta entrò dalla finestra dello studio di Vienna, si sdraiò sul divano destinato ai pazienti, poi si mise a annusare la collezione di antichità. Freud ebbe timore. Ma la gatta ispezionò statuine, anfore e ciotole facendo le fusa e scivolando tra di loro senza farle cadere. Da allora venne a sdraiarsi sul lettino di Freud e a ispezionare i suoi oggetti di scavo ogni giorno.
Freud fu un grande viaggiatore ma ebbe timore di visitare l’acropoli di Atene fin quasi a cinquant'anni. Indossò allora la sua camicia più bella, salì e guardò le rovine. Ma fu colto da un senso di dubbio sulla realtà di ciò che aveva davanti. Lo analizzò molti anni dopo in una lettera a Romain Rolland, che divenne il più commovente dei suoi saggi.
Il libro e il link
Sigmund Freud
Psicopatologia della vita quotidiana. Dimenticanze lapsus sbadataggini superstizioni ed errori, Bollati Boringhieri, pp. 295, £ 25.000
Museo di Freud, Vienna