L'altro Medioevo che veniva da Oriente
Lettere da Bisanzio
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«Tutti, senza saperlo conduciamo la nostra vita di civilizzati in una confusione veramente insensata di religioni mai del tutto morte, e raramente del tutto comprese e praticate; di morali un tempo esclusive, ma che si sovrappongono o si intrecciano in fondo al nostro comportamento; di istinti ereditati meno da qualche natura animale che da consuetudini interamente dimenticate, divenute tracce o cicatrici mentali, inconsce e perciò fatalmente confuse con l’istinto: a volte riti sacri o gesti magici, altre volte discipline profonde, elaborata da mistiche lontane nel tempo e nello spazio». Così ha scritto Denis de Rougemont.
Se l’Eros mistico del cristianesimo venuto da Oriente era intriso fin dall’inizio di gnosticismo, l’eresia catara era stata contaminata in Provenza con le sopravvivenze celtiche della religione druidica, anche queste legate per radici lontane al dualismo indoiranico e greco. Anche il vero messaggio del Tristano, fino a Wagner, è un messaggio gnostico: Eros «è una decisione fondamentale dell’essere, una scelta a favore della Morte, se la Morte è liberazione da un mondo regolato dal Male». (IV,18).
Così, sulle ali di un’eresia dell’Oriente, la poesia d’amore dell’Occidente ritornò, con la mediazione della mistica cristiana, all’Eros pagano descritto da Platone nel Fedro e nel Simposio: Delirio divino, Desiderio totale. Aspirazione luminosa. Estrema Esigenza di Unità destinata a non realizzarsi, perché (II, 2) «l’unità ultima è negazione dell’essere attuale nella sua sofferente molteplicità: così lo slancio supremo del desiderio sfocia in ciò che è non-desiderio e la dialettica di Eros introduce nella vita qualcosa di totalmente estraneo ai ritmi dell’attrazione sessuale: un desiderio che non si estingue più».
Allora l’idea dell’Eros «occidentale» - che si rintraccia nell’amore negativo provenzale e bretone, che è amore contrario e oppone continui ostacoli al possesso che è mistica del desiderio inappagato e mescolanza di amore e morte, che Huizinga chiamò «romantico», al quale Rougemont prestò la definizione stendahliana di Amour-Passion - proviene, sì, dall’esoterismo eretico di un sotterraneo, minore Medioevo occidentale, ma discende soprattutto al Medioevo eretico per eccellenza, Bisanzio: ancora negli anni Trenta, quando fu scritto L’amore e l’Occidente, troppo poco conosciuto.
Quello bizantino fu il macrocosmo in cui per undici secoli, e in un’incommensurabile estensione spaziale di civiltà, si realizzò e mantenne in vita la fusione alchemica di filosofia pagana e misticismo cristiano-gnostico, che fu intuita nella miniatura del mondo provenzale, e cui fu attribuita la nascita della cifra psicologica moderna.