Il tempo, ciclico o lineare?
Lettere da Bisanzio
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Morire è ritornare al niente, come sembrano credere molti, o significa rientrare nell’Uno, come per gli scienziati neognostici di Princeton e Pasadena? Siamo macchine, come sostenne l'illuminismo più estremista da La Mettrie e Helvétius fino a Sade, oppure siamo idee divine, sogni di Brahma? Nel primo caso, la morte è uno smontaggio, nel secondo è un transito: siamo un sogno di Dio, in una sua sfera individualizzata e calata nel tempo.
La stessa alternativa che si presenta per la morte individuale si proietta in quella cosmica. Due possibilità, due idee di eschaton, di estremo, legate a due concezioni del tempo, lineare o ciclica. La prima è propria dei tre grandi monoteismi - ebraico, cristiano e islamico - ma in origine forse del dualismo zoroastriano, della sua ansia apocalittica legata alla radicale insubordinazione etica contro la sottomissione della volontà umana alla natura: è la protesta da cui nasce, nell’Iran del secondo millennio avanti Cristo, l’Occidente. Secondo la concezione lineare, il cosmo ha una cronologia che è iniziata con la creazione e finirà con una distruzione, in cui il tempo smetterà di scorrere: come nel Giudizio Finale cristiano, quando vi sarà la Resurrezione dei morti e si apriranno i cancelli dell’eternità.
La concezione ciclica, invece, era già in Numenio e nei neoplatonici, negli ozi filosofici di Cicerone, negli enigmi letterari del Somnium Scipionis, nelle conversazioni a tavola degli invitati di Macrobio, che l’avevano attinta dagli storici dell’antica Grecia già prima che da quelli dell’antica Roma. Come ha spiegato Margherita Isnardi Parente nei suoi Stoici antichi (Utet, Classici della filosofia) e come ribadisce Roberto Radice nella preziosa raccolta con testo greco a fronte di Tutti i frammenti degli Stoici antichi secondo l'edizione di von Arnim, appena uscita da Rusconi nella serie curata da Giovanni Reale, l’universo periodicamente termina nella conflagrazione e gradualmente rinasce, secondo un processo cosmobiologico. Come il vuoto che lo avvolge, il tempo è un interstizio cavo tra gli eventi. Gli atti del futuro, in quanto destinati a divenire fatti accaduti, sono reali e immutabili. Secondo Zenone gli eventi della storia universale ritornano eternamente: si ripresenterà in futuro un nuovo Socrate per subire il processo, nuovi Anito e Meleto per accusarlo.
«Nel tempo ciclico l’anima viaggia incessantemente attraverso continue reincarnazioni, si susseguono le creazioni, le distruzioni, nuove creazioni, nascite, morti e rinascite», ha sottolineato Giuseppe Conte nel suo ultimo libro, Il sonno degli dei. Conformandosi al proprio dharma, come fanno gli animali e le piante, il sole e le stelle, ciascuno collabora a suo modo a sostenere l'universo e ne è sostenuto. La percezione della corrispondenza di sé come microcosmo con il macrocosmo dell’universo è arcaica e legata alle stagioni, alle fioriture e ai raccolti, ai rituali di rinascita, ma è anche la stessa che tende a riaffermarsi con il movimento New Age, con il neoalchimismo di omeopati e antroposofi, con i nuovi cultori dell’immanentismo - dall’animismo pellerossa al politeismo greco - che popolano la fine del Novecento. Questa nova religio - in realtà arcaica, poiché la si trova all’alba dell’Occidente, nell’antica Grecia, e nell’Oriente propriamente geografico, in India, Persia, Tibet, Giappone - ha avuto i suoi recenti maestri in storici delle religioni come Kerényi e Jung, Eliade e Hillman, Dumézil e Vernant, Campbell e Zolla.
Le due concezioni del tempo presuppongono l’una un’apocalissi in senso proprio, come quella che si dice svelata a Giovanni tra le rocce di Patmos, l’altra un estremo che non è mai ultimo, ma rifluisce in un eterno ritorno, una specie di respiro cosmico, movimento di aspirazione-espirazione, divoramento-creazione: alla dottrina della respirazione introduce infatti la cabala legata al numero magico 432, propria dell’escatologia orientale e occidentale, che ricorre presso i Babilonesi e i Germani, presso gli Indiani e, sebbene occultata, presso gli Ebrei.