Il diavolo col volto di Pan
Lettere da Bisanzio
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Il Jesus patibilis avverte Agostino, «pende da ogni ramo». Gesù è l’elemento luminoso, il simbolo di tutta la Luce che patisce nel mondo. Il cristianesimo fa parte di una tradizione di cui il platonismo è in Occidente l’espressione più complessa. A Bisanzio, per tutto il Medioevo e durante i secoli della turcocrazia, questo lato del paganesimo fu amorevolmente tramandato negli scriptoria monastici: l’esegesi dei teùrgi a Omero, col suo groviglio di miti e dei olimpici da allora in poi soggetti alla metamorfosi allegorica e anagogica; Platone e i neoplatonici, custodi del risvolto astrale e matematico di quegli stessi miti, una sapienza del cosmo che li legava, come ha raccontato José de Santillana nel Mulino di Amleto, alla tradizione atavica delle religioni dell’Oriente, alle quali attinse anche il cristianesimo.
Per quale motivo il cristianesimo ha dato al diavolo l’aspetto di Pan? È un fatto che il diavolo abbia, come il dio greco, piedi caprini, capelli e barba. Pan ha una natura animale e in greco Pan è il «tutto».
Nelle radici manichee e gnostiche del pensiero cristiano è quindi la natura stessa a divenire diabolica e maledetta. Il mondo animale e vegetale, la terra e ciò che è legato al corpo bestiale e terreno dell’uomo, come il cibo, il sesso o la procreazione„ non appartengono alla Luce e non sono redimibili.
«Alberi senza dèi» si intitolava l’articolo con cui Guido Ceronetti esordì a questo proposito come elzevirista un quarto di secolo fa. Il più nascosto genocidio che il nostro secolo di genocìdi ha prodotto nonostante tutto non è umano: è quello degli alberi.
L’abbandono della natura, la distruzione delle foreste, il collasso ecologico del pianeta provengono dalla diserzione dai miti che la tradizione aveva posto a loro custodia.
È una denuncia alla quale aveva già dato voce Goethe nel Faust II, vv.11.119-11.134. Hillman, il grande psicanalista junghiano, in un recente colloquio ha così fotografato il problema: «C’è stato un momento, alla fine del mondo antico, in cui la percezione della natura è cambiata. Allora è stato lanciato un grido, riecheggiato dalla filosofia dell’800: Pan è morto. Non si credette più che la natura potesse parlare. Il mondo, gli alberi, le rocce, l'acqua e i fiumi erano stati creati da Dio, non erano divinità di per sé. C’era un solo Dio, lassù, che aveva mandato suo Figlio sulla terra, e quel credo si era sostituito a tutti gli altri. Uno degli antichi teorici del pensiero cristiano ha detto che dobbiamo tenere ogni pensiero prigioniero per Cristo, intendendo con ciò che ogni percezione riguardante terra, rocce, fori, il mattino, l’alba ha comunque a che fare con il mistero della vita e dev’essere recepita secondo la fede cristiana. Secondo questo credo, il Figlio è morto per i nostri peccati: per questo tutti gli altri dèi dovevano sparire. E infatti sono spariti. Si sono nascosti sottoterra per riapparire, come ha detto Jung, soltanto nelle nostre malattie. Sono stati rimossi e, come ha detto Freud, il rimosso torna sempre. Dove ritornano oggi gli dèi? Ricompaiono come sintomi psichici».