Angelica in Italia, un viaggio iniziatico
“Angelica" di James Laughlin
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Angel fa la bibliotecaria alla Picture Collection della New York Library, negli anni in cui Bob Dylan canta le prime ballate e Kerouac scrive i primi haiku ed è così eccitante vivere al Greenwich Village. A parte il suo lavoro in biblioteca, il suo buon gusto per l'arte, per i vestiti e nella scelta delle amicizie, è a corto di fiducia in se stessa. Eppure, “somiglia alla Venere di Botticelli salvo che è vestita e senza conchiglia " e "la sua voce ha la dolce intonazione di Boston", scrive Jas.
Jas è l’attempato, atletico, eccentrico editore di Ezra Pound e Djuna Barnes, di William Carlos Williams, dei nuovi autori della Beat generation e dell'avanguardia europea. Ha dietro le spalle una vita affascinante di miliardario cosmopolita, con una passione per il jet set internazionale delle lettere. Ha studiato a Harvard; a Parigi è stato amico di Joyce e segretario di Gertrude Stein; ha vissuto a lungo a Rapallo, dai Pound. Sono stati loro a convincerlo a usare i suoi talenti per diventare poeta e i suoi soldi per diventare editore.
Angel si chiama Angelica Bowditch e anni dopo Jas la rivedrà identica a Meryl Streep, che sarà sua vicina di casa e chiamerà "the goddess", "la dea", quando scriverà questo libro ("Angelica", appena tradotto in italiano da Raffaelli Editore, 102 pagine, 12 euro). Nel quale racconterà di come lui, James Laughlin IV, maturo fondatore della mitica casa editrice New Directions, si è innamorato della giovane, altera, insicura venere bostoniana Angelica. E di come l'ha conquistata e trascinata con sé in un vorticoso, appassionato, elitario viaggio in Italia. Scesi dal Queen Elizabeth II a Southampton, approdati a Londra e da Heathrow a Malpensa, i due scalano il Monte Bianco, scivolano a Milano e di lì, noleggiata una Lancia, "una bella macchina con tanto spazio" per le lunghe gambe di Jas, vivono on the road "la loro luna di miele male assortita”. Angel anima il suo maturo amante “come la primavera scalda l’inverno" e lui le fa ripercorrere le tappe della sua Bildung giovanile con Pound: da Siena, dove Olga Rudge lo aveva fatto pernottare sotto un Botticelli nel palazzo del conte Chigi-Saracini, fino ai mosaici bizantini di Ravenna e agli affreschi astrologia di Palazzo Schifanoia a Ferrara.
Passano per la sonnolenta Urbino, dove Jas vuole che Angel “entri in sintonia con lo spirito di uno dei grandi eroi di Ezra". Federico da Montefeltro, celebrato nei cosiddetti Malatesta Cantos come "that nicked-nosed so.b. Feddy Urbino", "quel figlio di puttana Feddy Urbino dal naso spezzato". Ma, come scrive Jas, il "climax culturale" della rievocazione del genio di Pound culmina a Rimini, nel Tempio Malatestiano, con le sue memorie del brutale e squisito Sigismondo Malatesta, "uomo dal multiforme ingegno" come Ulisse, "primo tra gli eroi di Ezra, all’altezza di Jefferson e Confucio”.
Tra un Raffaello e un Piero della Francesca, declamando a memoria i versi di Pound, leggendo di prima mano i sacri testi - da Vespasiano da Bisticci a Leon Battista Alberti, da Burckhardt a Symonds - e ponendosi domande fondamentali ("Feddy Urbino era veramente un bastardo?”; “Borso d'Este era gay?”), accade il miracolo: Angel, ammessa nell’internazionale degli insabbiati anglosassoni e dei loro amici, diventa finalmente una donna di mondo; mentre Jas, col Rinascimento nel cuore contempla con sguardo ironico e incantato i condottieri delle piccole signorie editoriali della penisola - il “fanatico entusiasta” Scheiwiller, l’aristocratico Bompiani, il rude Mondadori –e le piccole, dispettose corti di un mondo intellettuale ancora arcaico ma così tipico: Sereni e Montale, Moravia e Vittorini, Nanda Pivano e Ettore Sottsass.
Da “Angelica" di James Laughlin, l'Italia di quegli anni emerge con la limpidezza di sguardo e di giudizio che solo un occhio americano, insieme esperto e candido, può avere.