Una visione antistorica
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Lo vediamo declinare in una fertile vecchiaia, curvandosi canuto come un olivo. Eppure mai Papa, alla sua elezione, era stato più avvenente, più virile e sportivo, più vicino alle donne. In teoria, il mondo femminile ha ricevuto da lui più di un omaggio. «Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna!» si legge nella sua Lettera alle donne del 1995. Nella lettera apostolica Mulieris Dignitatem del 1988 Giovanni Paolo II ha evocato il "genio femminile" e ha corretto l'interpretazione dei passi delle lettere di Paolo in cui l'uomo è posto "a capo" della donna, puntualizzando che «le ragioni della sottomissione della donna all'uomo debbono essere interpretato nel senso di una reciproca sottomissione». Ma che cosa per il Papa polacco voglia veramente dire "essere donna" va ricavato non dalle sue affermazioni teoriche ma dalla sua azione politica, alla cui base è un'accanita devozione mariana, un'irriducibile visione dell'identità femminile come «imitazione di Maria». In lei «Dio manifesta la dignità delle donna nella più alta forma possibile» come si legge nella Familiaris consortio, esortazione apostolica post-sinodale del 1981 che resta la più importante sintesi della sua dottrina sullo statuto femminile. «Nel suo avanzamento nella società» afferma Wojtyla «la donna deve dare la priorità al suo ruolo materno e familiare rispetto a ogni altro ruolo pubblico e a qualunque altra professione». Per la donna «stare in casa ad allevare i figli è compito originario e insostituibile». Orfano di madre a nove anni, il Papa racchiude nella sua biografia la chiave di questo atteggiamento tanto tradizionale quanto antistorico. Ma ribadito anche negli ultimi atti del ministero. Una delle linee forti e costanti del pontificato di Wojtyla è infatti la battaglia in "difesa della vita". La sua intransigenza si è estesa all'indissolubilità del matrimonio ed è diventata, con gli anni, sempre più estrema, fino a rimettere in discussione la legge sul divorzio e a invitare gli avvocati cattolici all'obiezione di coscienza nelle cause di separazione. Una posizione che ha sollevato perplessità perfino nei canonisti tradizionali, i quali hanno obiettato che la professione stessa dell'avvocato verrebbe così delegittimata. Anche la prima e fondamentale conquista storica del femminismo è stata cosi messa in discussione dal Papa polacco, in contrasto con la sua rivalutazione teorica della dignità della donna. Se il corpo femminile, di cui Wojtyla esalta il valore, appartiene alla comunità e non alla donna singola, l'identità femminile, a cui Wojtyla si appella, è rimasta un oggetto di espiazione.