L'inquieta tregua olimpica
Tra un mese i Giochi ad Atene.
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Tra un mese cominciano le Olimpiadi. E con loro dovrebbe cominciare quella grande tregua, quella sospensione globale di ogni forma di guerra, che nel mondo antico fu sempre rispettata, già molti secoli prima della nascita di Cristo, dalla prima Olimpiade. Fin dalla loro fondazione le Olimpiadi segnavano un'ufficiale e universale tregua militare, che aveva inizio un mese prima e finiva un mese dopo i giochi. Non che gli antichi greci fossero pacifisti. Anzi, il programma dei giochi culminava nei 400 metri di corsa con le armi, l’«oplitodromìa». Ma l'idea di non belligeranza era talmente connaturata a quella celebrazione che la città di Olimpia, sacra a Zeus, restava sempre al di fuori dei conflitti tra le città greche. Perché il senso dei giochi che il mito vuole istituiti da Eracle, il più forte dei figli di Zeus, era religioso nel senso più letterale, e dunque più ampio, della parola «religio»: un legame di tutti con tutti e con il tutto. I giochi erano una celebrazione di quanto di sacro c'è nelle facoltà dell'uomo. Non a caso il fondatore era l'eroe-simbolo della tensione a superare i propri limiti attraverso la serie di prove che conduce alla conquista dell'immortalità. Lo sforzo sportivo portava, per gli antichi greci, a un'illuminazione che apriva l'umano al divino. Era impensabile perfezionare l'anima senza perfezionare e sublimare il corpo come solo il vero atleta sapeva fare. Non a caso i primi santi cristiani sarebbero stati chiamati «atleti di Cristo». Narra Pindaro che Eracle a Olimpia «tracciò per il padre supremo uno spazio sacro, un recinto sul terreno, l'Altis». Le Olimpiadi sono soprattutto un mito. Ma il mito non muore mai, si rigenera e riplasma senza sosta. Anche le Olimpiadi odierne, come quelle antiche, dovrebbero rispettare la loro millenaria dimensione religiosa, il senso sacro della vita umana. Segnare uno spazio a sé, una zona franca che nessuna violenza possa inquinare. Non è stato così a Monaco né ad Atlanta. E oggi ad Atene, paradossalmente, l'inizio delle Olimpiadi è atteso con apprensione, nel timore di un agguato terroristico. Ma proprio il ritorno dei giochi in Grecia dovrebbe sottolineare la loro dimensione di rito globale rivolto, come nell'antica Olimpia, a tutti gli altari. Offrire un saggio di tolleranza al nostro mondo insanguinato dallo scontro, che spesso si proclama religioso, fra civiltà. E mimare una pausa di pace nelle tante guerre senza fine del pianeta.