Ci salverà Zaratustra
Non è forzando la libertà di voto che si cambierà la storia. Tanto prima o poi il salto ci sarà. Basta una superdonna che conquisterà il mondo e danzerà al di sopra dei maschi
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Pari opportunità» e «solidarietà» sono parole prive di senso, se le si guarda dal punto di vista della storia. Le donne sono inevitabilmente impari ai maschi, perché naturalmente dotate dell'intollerabile superiorità del procreare. Ed è questa la sola opportunità che nella società maschile hanno avuto da sempre.
Partorire, allevare i figli, sfamarli, curarli ha confinato le donne in un ghetto domestico dove loro stesse hanno finito per identificarsi, nei recessi della coscienza, con la debolezza e l’irrazionalità dell’infante. Per tremila anni le donne hanno dedicato le loro energie a combattersi fra loro per conquistare e conservare un maschio che le proteggesse insieme ai loro figli. Solo dal maschio derivava il loro status sociale. Per questo, la solidarietà femminile non è mai potuta esistere. A turno, reciprocamente, la bellezza, la fertilità, l’intelligenza si sono temute e odiate.
Da secoli, da millenni le donne non hanno prodotto nulla, se non figli. Quante sono state prima del Novecento le donne filosofo? Una, a dir tanto: Ipazia di Alessandria, bandiera delle femministe, che tuttavia, a guardar bene, risulta piuttosto un’esegeta dei trattati del padre. Nondimeno, la pagana Ipazia fu linciata per strada dai monaci cristiani inferociti. Il cristianesimo ha accentuato ulteriormente l’oppressione femminile. Unica voce, nei secoli della sua egemonia, è stata quella grandiosa e dolorosa delle mistiche, i cui geniali scritti sono deliri di disperazione e aspirazioni incompiute, di frustrazione, di masochismo, di anoressia.
Il Novecento è stato il secolo delle donne. Dall'istruzione pubblica al diritto di voto, dal divorzio all’aborto, in meno di cento anni la maggioranza femminile oppressa ha conseguito lottando diritti impensabili all’inizio del secolo, quando Sibilla Aleramo o Marina Cvetaeva dovettero sacrificare alla carriera di scrittrici i loro figli. La donna oggi è il vero superuomo di Nietzsche. È fisicamente più forte e coraggiosa: mentre gli uomini hanno smesso di fare la guerra, le donne hanno mantenuto la familiarità col sangue e col dolore fisico, dalle mestruazioni al parto. Fin dai primordi l’uomo è cacciatore, la donna raccoglitrice: più razionale e organizzala, oggi è la manager ideale. Ed è diventata una stratega: mandare avanti insieme famiglia e lavoro richiede doti pari a quelle di un generale napoleonico. Infine, la donna ha mantenuto più stretto il contatto con la natura: avverte nel suo corpo i cicli lunari, va all’unisono con le maree, è materna, protegge.
Gli uomini, abituati da millenni ad assimilare mogli e prole in un'unica entità inferiore e balbettante, si sentono schiacciati. L’aumento della pedofilia è un effetto del tramonto della femminilità infantile e sottomessa. Le donne indipendenti spaventano tutti. Gli uomini compatibili con compagne emancipate sono sempre più rari e per questo oggi la rivalità femminile è ancora aumentata. Paradossalmente, c’era più complicità, più lobby rosa in un convento seicentesco di suore di quanta non ce ne sia ora in un salotto intellettuale o nel mondo dell’università.
Che senso ha, allora, parlare di quote? Se le donne non votano le altre donne è perché fra loro l’ostilità e la competizione, residuo di una millenaria oppressione, sono ancora fortissime e sono l’ultimo, più difficile ostacolo al compimento della rivoluzione femminile. Non è forzando la libertà di voto che si cambierà la storia. Tanto prima o poi il salto ci sarà. Lo Zarathustra donna conquisterà il mondo e danzerà al di sopra dei maschi.