Quer pasticciaccio brutto di Gadda e Maigret
Da oggi il nuovo portale web della RAI: sul canale culturale i filmati d'archivio del «Gran Lombardo»
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Affinità elettive di Carlo Emilio Gadda: SANT'AGOSTINO, un gemello. Da bambini tutti e due rubavano la frutta. Entrambi avevano avuto un'infanzia spiacevole e tormentata. Erano due grandi retori, in senso tecnico: due grandi sperimentatori linguistici, innovatori che tenevano presente tutta la tradizione e praticavano la compresenza dei linguaggi (si parla di plurilinguismo per Gadda) per inventare un linguaggio futuribile, a più livelli e a più strati. Erano retori perché entrambi molto colti, ed erano entrambi retori in un età di decadenza: Sant'Agostino vede il sacco di Roma dei Vandali e la caduta dell'Impero Romano, ma anche la Roma di Gadda è saccheggiata, e quella foto che lo ritrae ai Santissimi Quattro Coronati, appoggiato a un'epigrafe latina, sembra stabilire un vero e proprio link visivo con la Roma di Agostino. Accanto alla Decadenza, un altro elemento, psicanalitico: la madre e il rapporto con la madre. Nelle Confessioni di Agostino è esplicito e onnipresente. Anche Gadda, nelle sue confessioni televisive (specie nell'intervista del '72, a cura di Roscioni e Ripa di Meana), ne parla in maniera aperta. Così come parla della nevrosi profonda della sua infanzia. Di questa nevrosi, che accomuna i due personaggi e i due scrittori, c'è ampia traccia anche nelle interviste (del '68 e del '69) per L'Approdo. Gadda si definisce «una creatura infelice, sfortunata» e parla della vita (così come della possibilità di creare, di scrivere) con uno sconforto e un pessimismo assoluti: il pessimismo sulla possibilità umana di fare qualcosa che resista al tempo. Lo sconforto sul tempo e la «cognizione del dolore» sono, in tutti e due, fondamentali. A proposito del rapporto con i propri scritti, possiamo attivare un altro link: in un'altra epoca, un altro, se non gemello, fratello di Gadda è STENDHAL. Gadda diceva che i libri che preferiva erano quelli che si era divertito a scrivere. Stendhal diceva che voleva scrivere libri che si sarebbe divertito a leggere. Fra l'altro tra i due c’è una città in comune, di elezione per entrambi: Milano. E a proposito di Milano, un link inevitabile è MANZONI, grande lombardo e grande ricercatore linguistico. Gadda aveva sciacquato i panni a Tevere, Manzoni in Arno, anche lui con un po' di fatica.
Quarto link: APOLLINAIRE, sia nella direzione del linguaggio, sia in quella dell'amore «estetico» per la guerra. Di quest'amore (sempre nell'intervista di Roscioni e Ripa di Meana) Gadda parla pentendosi un po', ma raccontando quanto quel fascino, in gioventù, fosse stato per lui profondo. Quinto link, forse inevitabile nella mescolanza di psicoanalisi, di dolore e di giallo: DOSTOEVSKIJ. Il Dostoevskij di Delitto e castigo, ma anche quello delle Memorie del sottosuolo. Infine, il più evidente alias novecentesco di Gadda: SIMENON. Il Simenon che abbiamo riscoperto ultimamente, e non soltanto perché scrittore di gialli, ma per la ricerca realistica e anche, in alcuni casi, per la ricerca linguistica. E soprattutto per i titoli, che in Simenon spesso somigliano a quelli di Gadda. O viceversa.