Il nostro futuro? Sarà un medioevo
"Nuovo Medioevo" di Nikolaj Berdjaev
Articolo disponibile in PDF
«La divisione della storia in tre parti antica, medievale e moderna sarà presto inattuale. La storia contemporanea si sta concludendo e comincia un'era ignota, cui bisognerà dare un nome». Questo perentorio annuncio di una New Age viene da un russo degli Anni 20, Nikolaj Berdjaev. Il nome dell'età nuova di cui parla è lo stesso che dà il titolo a un mitico saggio - Nuovo Medioevo - scritto quando l'autore fu espulso dall'Urss e isolato anche nell'ambiente degli emigrés per il suo pessimismo neognostico, antiborghese e antiprogressista: non si sentiva «né rosso né bianco», ma annerito, se mai, dalla nuova tenebra in cui ci prevedeva avvolti. Oggi, curato da un esperto di cultura sovietica come Massimo Boffa, l'apocalittico pamphlet di Berdjaev esce in italiano per la prima volta a buon motivo, perché contiene posizioni e affermazioni che fino a poco fa sarebbero parse inaccettabili. La civiltà moderna è «un'impresa che ha fallito». La libertà «esiste solo per pochi eletti». Il potere «non è mai appartenuto e mai apparterrà al gran numero». La rivoluzione comunista è stata «quanto di più reazionario si possa immaginare». Il progresso tecnico ha distrutto la struttura secolare della vita umana. La scienza moderna è diventata distruttiva allontanandosi dalla stabilità rinascimentale del punto di vista fisico-matematico: «La scoperta dell'entropia, della radioattività e dell'isolamento degli atomi, del principio di relatività, non è forse una sorta di apocalisse della fisica moderna?». Parole scritte più di vent'anni prima di Hiroshima. Le pagine di Berdjaev ricordano ora De Maistre e ora Nietzsche, ora Dostoevskij e ora Huxley. Non solo la profezia del fallimento del socialismo pervade, con grande anticipo, tutto il libro, ma questo Mondo nuovo slavo prefigura e analizza «gli elementi inumani che l'uomo ha scatenato e i cui colpi lo flagellano da ogni parte», caduta l'illusione comunista. Come alla fine del mondo antico, potrebbe «sopraggiungere un caos di popoli». Nessun popolo è messianico come quello russo, ad eccezione forse di quello ebraico. Secondo lo slavofilismo ottocentesco, l'avvento della Terza Roma ortodossa erede di Bisanzio avrebbe illuminato la decadente Europa: ex oriente lux. Il paradosso di Berdjaev è che non la luce ma la tenebra avanza dall'Oriente, «una tenebra risanatrice», che riporterà il mondo alla disciplina estetica e ascetica del Medioevo. Per quanto leggermente esaltati e bizzarri, i termini in cui descrive questa nuova era sono più attuali delle previsioni di suoi contemporanei come Spengler o Thomas Mann su quello che avrebbe atteso l'umanità dopo la guerra mondiale. «L'idea di progresso sarà rigettata - scrive Berdjaev – poiché tiene nascosti gli autentici fini della vita... La vita diventerà più austera e più povera... Il Nuovo Medioevo sarà, fatalmente e in sommo grado, demotico, e non sarà per nulla democratico... Ciò che pure caratterizzerà il Nuovo Medioevo è che la donna vi svolgerà un grande ruolo. La cultura maschile è troppo razionalista, si è allontanata dai misteri della vita cosmica; si riconcilierà con l'anima del mondo attraverso la donna».