Quante “piccole indiane” conteremo nel Governo Prodi?
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Lettera al direttore di Io Donna, Fiorenza Vallino
Cara Fiorenza,
per una volta, perdonami, questa lettera non è indirizzata a te: è una lettera aperta a Romano Prodi. Il quale aveva promesso, in campagna elettorale, una squadra di almeno nove donne nel suo esecutivo: “Un terzo del mio governo sarà rosa”, aveva dichiarato. La lista femminile si apriva con Finocchiaro e includeva Bonino, Franco, Pollastrini, Turco, Lanzillotta, Melandri, Artoni, Bindi, Sentinella e forse anche qualcun’altra. Alla fine di aprile, però, le donne erano scese a sette: tre ai Ds, due alla Margherita e due scelte da Prodi, tra cui, si diceva, la new entry Sdi Locatelli. Sembrano i “Dieci piccoli indiani” di Agata Christie, che spariscono senza spiegazione apparente l’uno dopo l’altro: “Ten little, nine little, eight little Indians,/ Seven little Indian girls”.
Come nella filastrocca, sui giornali del 3 maggio di candidate ministro ne erano sopravvissute solo due, Turco e Bindi: “Four little, three little, two little Indian girls”. Mentre l’attenzione che gli osservatori rivolgono all’operoso alveare del governo in fieri è tutta concentrata sui soliti maschi veterani, ecco che spunta, per la caposquadra Finocchiaro, una posizione che potrebbe nel concreto diventare onorifica, quella di capogruppo al Senato. Dobbiamo credere che nel gran traffico di nomine, poteri e scambi le donne siano state dimenticate? Non abbiamo motivo di farlo. Anche perché siamo ancora in tempo. Se la sinistra è davvero unita e concorde nella decisione di rinnovare finalmente il suo personale politico, se l’Unione vuole davvero mantenere le promesse fatte all’elettorato, è ancora in tempo a non relegare le sue candidate ministro in posti di consolazione. Romano Prodi è ancora in tempo a non permettere che scompaiano dal governo le Piccole Indiane della riserva.