E io gioco con la Menzogna
Parla il poeta dissidente, a Pavia per un convegno sul potere della poesia. Yang Lian: «miei versi contro gli squali cinesi.»
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Yang Lian, 44 anni, cresciuto tra l’intelligencija di Pechino, ha la maschera cerea e i lunghi capelli da sciamano dei suoi antenati mongoli, abiti scuri, occhi inquieti. Esule dal 1988 a Londra, l'esponente di punta della corrente Meng Long o dei Poeti Oscuri, il movimento cinese «modernista» nato dopo la Rivoluzione Culturale. Da Il Dio maschio al Gioco delle menzogne, da Maschere e coccodrilli ai saggi teorici noti in tutto il mondo, il grande poeta cinese dissidente, che si sussurra candidato al Nobel, ha sviluppato una «Teoria della Menzogna», di cui parlerà domani al convegno internazionale sul Potere della poesia organizzato da Tomaso Kemeny all'Università di Pavia.
Lian, che cos'è il gioco della menzogna?
«La frase iniziale del libro di Lao Tzu, il Tao-te-Ching, dice cose così: "Il tu con cui puoi parlare non è un vero tu". Dove la filosofia tradizionale cinese si raccorda alla filosofia occidentale greca, l'uomo è un animale linguistico. Capire i limiti del linguaggio significa trovare il limite dell'umanità. Parlare significa esprimere questo limite, sondare ciò che non può essere detto. In questo senso il discorso è una Menzogna e chi lo svolge è un Mentitore. Ma il Poeta vive nel linguaggio, e in questo si distingue dal Monaco, dal Buddha che interrogato risponde: "Non lo diremo", o "Non siamo in grado di dirlo". Il nostro lavoro, invece, sta nell'impadronirci dei limiti del linguaggio attraverso il discorso. La poesia è una Ricognizione dei Confini e noi poeti siamo i Predicatori Vaganti dei limiti del linguaggio».
C'è un'arte della Menzogna connessa con l'arte della resistenza al potere dell'intellettuale inserito in un sistema totalitario. Viene in mente «Fuga da Bisanzio» di Brodskij, un poeta dalla biografia simile alla sua.
«E’ un ottimo esempio, quello di Brodskij, in cui mi riconosco. Di fatto, il sistema politico cinese si è strutturato come Sistema di Menzogne. Il Partito costringeva la massa a condividere la logica della prevalenza del nostro modello su quello occidentale e a fare cose che odiava. Ma all'ombra della Grande Menzogna dell'Evoluzione della Storia i nostri governanti hanno fermato la storia. Il fatto è che usavano una Superstizione del Linguaggio. Ma quel malinteso linguistico ha cambiato la mente collettiva. E non è un caso che i primi a risvegliarsi dalla Menzogna-così-detta-Vera fossero chiamati "Mentitori". Eravamo noi, gli intellettuali Mang Long, o "Oscuri". E’ questo il nome che ricevette il nostro gruppo negli Anni 70, durante la Rivoluzione Culturale».
Che cosa significava allora in Cina essere intellettuali del dissenso?
«Noi Meng Long, all'inizio, eravamo separati, sconosciuti gli uni agli altri, facevamo le stesse cose senza saperlo. Poi ci unimmo. Dal nostro gruppo è di fatto nata tutta la letteratura cinese contemporanea. La nostra rivista clandestina, fondata nel 1979, fu messa al bando nel 1981. Nel 1982 la vita culturale in Cina fu monopolizzata dall'interminabile dibattito sulla poesia Meng Long, seguito, a partire dal 1983, da un grande movimento di reazione politica chiamato "Pulire l'Inquinamento Spirituale"».
E’ stato allora che ha composto il poema II dio maschio, quello che la critica cinese ufficiale definì il «peggiore esempio di poesia modernista»?
«Si, il più inquinato. E io ero "il più grande Mentitore"».
In un saggio lei ha definito l'attuale sistema politico cinese «una struttura che unisce il peggiore socialismo al peggiore capitalismo».
«In Cina la legge dell'economia è singolare, legata com'è al potere. Da sempre solo chi ha strettissimi e personali legami con il potere può accumulare un capitale. I nuovi capitalisti sono un gruppo estraneo alla popolazione lavoratrice. Sono squali che divorano per poi dileguarsi in altre acque. Ma è la nostra tradizione millenaria a non fornirci reali speranze di sviluppare una democrazia. Perché, vede, se seguiamo la vecchia idea di Karl Marx, dobbiamo ammettere che è la legge che governa l'economia a plasmare sia il sistema sociale sia quello culturale. Ma la legge che governa l'economia in Cina non incoraggia le virtù dell'individuo».
E quale incentivo naturalo può mai incoraggiare la virtù? Confucio ha scritto: «Ancora non ho visto un uomo che ami la virtù come si ama il sesso». Lei, nel suo moralismo, lo ha mai trovato?
«No, neanch'io ne ho mai trovato uno né credo sia possibile. Comunque non amo Confucio, perché cerca di proporre un modello astratto di uomo. Mentre io preferisco chi parte dalla difficile, crudele verità. Questa è la mia morale. Lavorare assiduamente sui limiti permette di rendere un poco più grande l'area delimitata. Non diverrà mai verità, ma sapere che era menzogna ci porta a comprendere meglio le nostre anime, e questa è la cosa migliore che possiamo tentare di fare sulla terra. Confucio dopo tutto non ha detto che menzogne, in quanto ha cercato di esprimere la verità e in questo è il Mentitore più grande. Mentre noi, che conviviamo con la Menzogna, noi siamo sinceri».