Quelle quartine venute dal cosmo
Sono vere le Profezie? Risponde Quirino Principe, tra i massimi studiosi del «mago provenzale»
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Nel momento in cui scriviamo questo articolo, non dovremmo essere troppo sicuri, insinuano gli astrologi, di vederlo pubblicato. Per il 7 agosto, giorno in cui questo numero di Specchio andrà in edicola, una congiuntura astrologica particolarmente negativa e prevista ad affliggere il pianeta. Nulla però a paragone dell’agghiacciante allineamento astrale annunciato per il 2000, o dell’evento visibile in cielo già l‘ 11 agosto prossimo, quando, con la Luna nuova accompagnata dall'eclissi totale del Sole, si realizzerebbe quanto previsto da una celebre e assai discussa quartina di Nostradamus. Nella settantaduesima quartina della decima centuria delle Profezie, il veggente ha previsto per l'estate del 1999 un evento singolare e inquietante. La quartina è stata oggetto di infinite congetture, spesso apocalittiche. È anche per questo, forse, che nell'aprile scorso Giovanni Paolo II si è scagliato contro «i tentativi illusori e fuorvianti di prevedere la fine del mondo». Ma, come dice Quirino Principe, poeta, musicologo, demonologo, massimo interprete delle Centurie, se è vero che leggiamo Nostradamus da qualche secolo, non possiamo non applicarci adesso alla quartina: «E la nostra quartina, è la quartina di quest'anno, è la quartina dei prossimi mesi».
«L'an md neuf cens nonante neuf sept mois / du ciel viendra un Grand Roy d’Effrayeur / resusciter le Grand Roy d’Angoulmois / avant après Mars regner par bon heur». Il primo distico, nella traduzione poetica di Guido Ceronetti, è stato reso cosi: «Nel mese settimo dell'anno mille / nove cento novanta nove / un Grande Re che il mondo agghiaccerà / verrà dal cielo». Le ipotesi degli esoteristi riguardo all'oggetto dell'epiteto «Grand Roy d'Effraveur» sono apparse spesso tanto improbabili quanto banali e prive di fantasia. Ma una delle più accreditate voci dell'astrologia mondiale. Elizabeth Teissier, scrive nell'ultimo numero di Linguaggio Astrale (n° 115, Estate 1999. pp. 55-44), che la predizione di Nostradamus si presta a una precisa lettura astrologica: c’è una spada di Damocle sospesa nello spazio, una minaccia chiamata Cassini carica di 33 chili di diossido di plutonio: c’è un'estate ricca di pericoli, tra cui un possibile evento nucleare e una gigantesca eruzione vulcanica che immetterebbe nell'atmosfera milioni di tonnellate di polvere, tanta da oscurare il cielo.
Prima di addentrarci nel problema astrologico, sarà opportuno chiarirci chi fosse Michel de Nostredame, in latino Nostradamus. «Nato il 14 dicembre 1503 a Saint-Rémy in Provenza, morto a Salon il 2 luglio 1566, era uno dei tanti intellettuali divenuti borghesi», spiega Principe, «all’interno della Francia del ’500, in cui la monarchia favoriva le professioni, in funzione dell’interesse dello Stato. In questa borghesia di accresciuto prestigio, l’attività medica, che fu l’effettiva professione di Nostradamus, era particolarmente stimata». Ma che cosa pensa Principe dell’esegesi astrologica della quartina? «È assolutamente fuori luogo», dichiara con fermezza, «lo penso che chi si occupa di questi argomenti debba essere una persona seria e non assumere atteggiamenti teatrali. La realtà è già abbastanza sorprendente, emozionante e spesso preoccupante. Quando parliamo di allineamento, o anche di congiuntura astrale, e comunque di influsso sulle vicende terrestri, ci riferiamo ai pianeti dell’astrologia classica: uno situato tra la Terra e il Sole, e cioè Venere, e gli altri tre esterni, Marte, Giove e Saturno. Questi pianeti entrano costantemente nelle visioni simboliche della realtà formulate dagli antichi. Penso a Platone, al termine del X libro della Repubblica; penso alla teoria pitagorica e neoplatonica secondo cui gli astri sono la fonte della musica e anche il coagulo delle pietre preziose. Secondo la dottrina di Alberto Magno, nel De mineralibus, la luce dei pianeti penetrando nella terra si solidifica e dà luogo ai minerali e alle pietre preziose: l’oro è prodotto dai raggi del Sole solidificati, l'argento da quelli della Luna, il rubino da quelli di Marte, Saturno produce lo zaffiro. Giove l’opale, le stelle fisse diventano diamanti».
Ma che rapporto c’è con la diagnosi d’imminente catastrofe zodiacale? L’astrologia si fonda sul principio che dai pianeti derivino influssi importanti sul destino della Terra e delle civiltà. Ora, come i raggi consolidati nelle viscere del suolo e divenuti metalli o gemme consonano il messaggio degli astri, così nell’universo altre onde, altre influenze, altre voci si conservano e possono venire lette come gli astrologi fanno nelle loro mappe». Ci si chiede allora, venendo all’allineamento, che importanza abbia questo evento rarissimo, che fa parte di un ordine minimo di probabilità, ma è prevedibile, essendo gli astronomi bravissimi già al tempo dei Caldei. Secondo Principe, «non fa altro che concentrare su un'unica linea le influenze, che in genere si intersecano. Nell’allineamento, invece, tutti gli influssi dei pianeti sarebbero convogliati in un'unica direzione, e quindi, secondo gli astrologi, in grado di modificare gli eventi terreni. Ma gli astrologi noi tengono conto del fatto che, in base all’astrologia stessa, nel complesso gli influssi astrali finiscono con l’elidersi, sono quasi a somma zero. Anche in caso di allineamento».
Viene da domandarsi allora quale peso dare alla profezia di Nostradamus sul 1999. E quale alla possibilità stessa della profezia di esistere, un tema che in queste ultime settimane ha fatto discutere intellettuali di tutto rispetto (da Ceronetti a Magris, da Zolla a Riotta) e perfino il Papa. «Proprio per chi ha come me una visione fortemente scientifica della realtà, fortemente scettica, fortemente antifìdeistica, si accalora Principe, «è incauto affermare che non possa esistere un fenomeno di veggenza. Perché non dovrebbe? Sarebbe antiscientifico negare che l’universo sia un sistema in cui tutto si tiene. L’universo è un sistema in perenne destabilizzazione. Non sappiamo la causa della sua nascita, ma sappiamo tutto a partire da una frazione di secondo dopo di essa. Non sappiamo come potrà finire, ma esistono diverse teorie sulla fine, in conflitto fra loro. Le influenze di ciascuna parte dell’universo su zone remotissime sono indubitabili. Fra i possibili influssi ci sono quelli sulla coscienza della strana specie animale, che si dice dotata di pensiero, fiorita sul terzo pianeta di un sistema solare marginale alla nostra galassia, chiamata Terra. In questo senso ammetto l’influenza planetaria e con essa la veggenza. Nature umane strutturate in modo diverso, più mobili, sono maggiormente suscettibili di subire quegli influssi».
«La parola ereditaria dell'occulta perdizione / sarà dentro il mio stomaco riposta. / Molti volumi rimasti per lunghi secoli nascosti / mi sono stati manifestati», scrisse Michel de Nostredame al figlio Cesare, «lo credo che Nostradamus fosse posseduto, ispirato», dice Principe, «e si sa che l'ispirazione giunge confusa, come scrive Dante nel canto XVII del Paradiso: confusa come "armonia d'organo da lontano». Ma l’ispirazione di Nostradamus non proviene certo, ritiene Principe, da uno spirito personale, come ritengono gli esoteristi. «Io considero che il pianeta Terra sia un individuo vivente e pensante, di cui noi siamo le cellule. Come la nostra galassia, come l’intero universo. Questo spirito-corpo scatena inferite energie, incalcolabili dal punto di vista qualitativo. Onde, come le quasar e le pulsar, ci investono con forze radio o sonore, che attraversano lo spazio e che sono alcune centinaia di milioni di miliardi maggiori di quelle del sole.
Queste onde irresistibili possono essere disturbate dall'instabilità dell'universo, A questo disturbo si applica la sensibilità del percipiente Nostradamus, che tuttavia è relativa. Ogni tanto appare come sordo, come stordito. Per questo al-Gol può diventare Angoulmois».
Principe si riferisce alla sua personale Lettura della quartina X. 72- Il «Grand Roy Effrayeur», da tradursi «Gran Re di Terrori», deve identificarsi con il misterioso «Grand Roy d’AngouImois / avant apres Mars re-gner par bon heur»). Il nome «Angoulmois» è stato spesso ricondotto ai duchi di Angoulème, pretendenti al trono di Francia. Ma la radice Angol ricorda anche qualcos'altro: al-Gol, e più precisamente Ra's al-Ghùl, una stella il cui antico nome arabo significa «Testa del Demone», che appartiene alla costellazione di Perseo; una Stella molto più grande dei sole, e il cui transito avviene nella notte tra II 24 e il 25 dicembre segnala Principe. «Non c’è qualcosa di anti, in questo strano avvento di un demone la notte della nascita di Cristo?», si domanda, sottintendendo un'allusione all’ Anticristo dell’Apocalisse giudaicocristiana, quella di San Giovanni.
È probabile, ritiene Principe, che quest'estate nulla di catastrofico accadrà: «Anche se mi dispiace non poco. Se il mondo finisse adesso, nessuno sarebbe piu contento di me». In definitiva, dopo questo luglio di clamori, cosa dobbiamo pensare delle profezie di Nostradamus? Forse che la consapevolezza extrasensoriale, per noi paranormale, è sempre stata organicamente inserita nella cultura di tutte le grandi civiltà da quella greca a quella giudaica. Anche se questa riflessione non è rientrata nelle discussioni ecclesiastiche delle ultime settimane va detto che neanche il Nuovo Testamento cristiano potrebbe leggersi senza il riferimento continuo all’avverarsi della profezia veterotestamentaria. Le profezie di Nostradamus, secondo i suoi cultori, in molti casi si sono realizzate. Come sulla Rivoluzione Francese, studiate per esempio da Guido Ceronetti e pubblicate nella plaquette uscita nell’89 presso l’editore torinese Tallone: Nostradamus Annunciatore del secolo XVI della Rivoluzione che durerà dal 1789 al 1999. Già l’esempio ceronettiano dimostra che praticare le Centurie non è necessariamente un abito sottoculturale, diffuso solo tra esoteristi superstiziosi, ma un esercizio letterario silenziosamente condotto da colti e grandi autori, secondo una tradizione che in questo secolo è stata illustre, a partire dal Monaco grigio di Varennes di Georges Dumézil, il grande storico delle religioni. E’ applicabile non solo a Nostradamus, ma ugualmente e anche più, forse, a questi suoi esegeti, la definizione fornita da Apollinaire in una poesia, Le colline: «Certi uomini sono colline, / che si levano tra gli altri uomini / e vedono da lontano tutto l'avvenire / meglio che se fosse presente / più limpido che se fosse passato».