Quei santi folli in lite con il mondo
Eremiti anoressici, stiliti, vagabondi: tutti anarchici di fronte a Dio
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L'opposizione al mondo e a qualsiasi sua logica è l'imprinting della santità bizantina. È un'opposizione che nasce dalla fuga dei Padri del deserto, gli anacoreti del IlI e IV secolo. Dalle visioni di Antonio nel deserto della Tebaide e dall'ascesi di Evagrio si arriva, in dieci secoli, alla preghiera perpetua che svuota la mente dal «peccato del pensiero» nei santi ortodossi del XIV secolo e oltre. Si arriva a Nil Sorskij, alla traduzione slava di quella summa di detti e scritti di antichi santi greci che è la Filocalia.
Si arriva poi nella seconda metà dell'Ottocento, ai racconti di Nikolaj Leskov sui mistici vagabondi, a pensatori come Konstantin Leont'ev che teorizza l'ascetismo bizantino accanto all'immoralismo estetico. Si arriva allo «staretz» Zosima ritratto nei Fratelli Karamazov.
Da quel rifiuto del mondo alla ricerca di un vuoto esteriore e interiore discende la «santa follia» ortodossa (I santi folli della Chiesa dOriente si intitola un libro appena uscito da Piemme). Eremiti anoressici, masochisti neomartiri, stiliti rannicchiati in cima a una colonna, ma non per questo folli: anzi, tanto più santi e saggi, perché «folli», per la Chiesa ortodossa, erano solo i «salòi», santi-briganti, santi-buffoni, come Simeone il Pazzo, o Andrea.
Tutti gli altri in realtà non sono folli, perché folle è solo chi trova un senso nel mondo. Cosi è detto nella sterminata letteratura agiografica bizantina, di cui è appena uscita una rassegna sistematica nel primo volume delI'Enciclopedia dei Santi. Le Chiese orientali. Editore Città Nuova. Solo a chi non partecipa dell'anima pessimista dell'uomo ortodosso il santo bizantino appare «folle» ed eretico: perché anarchico, perché gnostico, perché spregiatore del mondo.