Passeggiate contro le guerre fra Cristiani
Convegno a Bose
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E' una delle tante guerre silenziose che vengono combattute oggi nel globo e di cui non si parla se non fra addetti ai lavori. Eppure, ha raggiunto proprio in quest'estate del 2002 la sua massima escalation. Si tratta della guerra tra le Chiese cristiane. Dinanzi all'avanzata del fanatismo islamico, non converrebbe praticare fra correligionari la tanto predicata tolleranza? Che senso ha, in un mondo in cui i cristiani, come dichiarano i gesuiti di Civiltà Cattolica, sono e sempre più saranno una minoranza, lanciare un'offensiva "missionaria" come quella messa in atto dal Vaticano con l'istitituzione di una provincia ecclesiastica "latina" sul territorio canonico di Mosca? Eppure, gli stessi gesuiti hanno, in quest'occasione, rimesso in causa quanto sancito nel '93 dalla Commissione mista internazionale per il dialogo teologico riunita a Balamand: l'incondizionata condanna del proselitismo cattolico tra gli ortodossi.
Negli ultimi mesi l'anziano papa Wojtila ha manifestato la sua durezza - scrive un grande esperto come il domenicano Hervé Legrand - in termini inusitati. Anche se i media occidentali e i canali della diplomazia vaticana non hanno dato ai fedeli cattolici la possibilità di accorgersene, si tratta di "un vero disastro interconfessionale: non solo di un conflitto fra Chiesa ortodossa russa e Chiesa romana, ma di una guerra a livello mondiale fra ortodossia e cattolicesimo". Così il patriarcato di Mosca, nel luglio scorso, ha denunciato i fatti. Ancora una volta la questione degli uniati, quella sorta di milizia mimetica che la nostra Chiesa seguita a insinuare come testa di ponte in area ortodossa, ha interrotto il dialogo fra Oriente e Occidente riaperto quando le Chiese orientali, alla caduta dell'impero sovietico, erano uscite dalle catacombe e avevano dato fiducia a Roma.
Adesso, nel momento in cui tutti appaiono concentrati sul conflitto Cristianesimo/Islam, solo nell'enclave monastica di Bose si osa affrontare il problema dell'intolleranza fra Chiese cristiane con il coraggio dei fatti. La comunità guidata da Enzo Bianchi e animata dall'attività di uomini e donne combattivi e colti è indiscutibilmente il fulcro, in Occidente, della lotta per l'ecumenismo. Un'esigenza nata dal Concilio Vaticano II e dal dialogo fra Paolo VI e il patriarca Atenagora. A Bose si apre domani il X Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, un'occasione per testimoniare l'ineliminabile comunanza di radici e l'inestimabile patrimonio teologico dell'ortodossia.
Dal 15 al 17 settembre si parlerà del più tormentato esponente della mistica bizantina, Simeone il Nuovo Teologo, poeta e visionario vissuto nell'XI secolo a Costantinopoli: il Giovanni della Croce di Bisanzio, di cui tratteranno i massimi studiosi di teologia bizantina, dall'oxfordiano Ware al tedesco Podskalsky al greco Tachiaos. Dal 19 al 21 sarà il turno della spiritualità russa: gli starcy di Optina, i padri spirituali che i lettori d'Occidente conoscono attraverso Doestoevskij e Tolstoj e su cui interverranno autorità come André Louf, Antoine Lambrechts, Leonard Stanton.
Ma soprattutto, ed è questo il risultato straordinario dei decennali sforzi della comunità di Enzo Bianchi, l'occasione vedrà riuniti su un terreno comune gli alti prelati cattolici, fra cui rappresentanti del Vaticano come il cardinal Silvestrini, e gli esponenti delle massime gerarchie del clero ortodosso greco e russo, senza escludere, novità importante, gli uniati interessati al dialogo. Passeggeranno insieme nei prati subalpini per discutere ciò di cui parla Simeone: ciò che essendo al di sopra di ogni umana comprensione genera incomprensione tra gli umani.