La civiltà yankee? E' partita da Costantinopoli
Ne è convinta Silvia Ronchey che sostiene la sua tesi in un libro appena uscito per Einaudi. «Sette» anticipa un dialogo immaginario tra un Americano e un Bizantino
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Americano: Bizantino, non mi interessi e non mi servi a nulla. Sei decrepito, sei l’antitesi della modernità. Hai perso la tua patria mezzo secolo prima che scoprissero la mia. Il tuo impero è caduto insieme al medioevo e all'inutile tradizione antica. L’ascesa del mio impero coincide con l'evo moderno. Io sono il nuovo, tu sei il simbolo di ciò che non esiste più.
Bizantino: Americano, ti sbagli. Io esisto ancora, ho sempre continuato a esistere. Vuoi un piccolo esempio? La mia aquila a due teste è rimasta nella bandiera russa. Il nome di zar significa «erede del trono bizantino». E non mi dire che il mondo russo non ti interessa.
A: Sì che m’interessa, ma a parte la bandiera e qualche icona annerita che vuoi saperne tu della Russia più delle mie spie?
B: Non per amarmi, ma ho un discreto curriculum. Sono stato il consigliere politico di Ivan il Terribile e anche il ministro ombra del Re Sole, che grazie alle mie informazioni ha assunto quell'epiteto e la filosofia di governo dei miei imperatori e perfino, a Versailles, le loro cerimonie di corte.
A: A Versailles? Che diavolo c'entra con Bisanzio. Sei un contapalle.
B: E tu un ignorante. Leggiti Bossuet, leggi la traduzione fatta all’epoca proprio ad usum Delphini del trattato Sulla gerarchia celeste di un autore dell’età di Giustiniano, lo Pseudo-Dionigi. Confronta le idee della monarchia assoluta con quelle dei nostri teorici del cesaropapismo e poi sappimi dire.
A: Ok, prendo nota, ma mi sembra che ti stai arrampicando sugli specchi. Che gliene poteva importare al Re Sole di Bisanzio?
B: E allora perché tramite Colbert fece stampare i testi degli storici bizantini? e per la prima volta? e nelle stamperie del palazzo reale? Ancora oggi la loro raccolta si chiama Corpus del Louvre.
A: Non l’ho mai vista al merchandising di quel museo. Comunque è roba vecchia, la storia comincia con noi, dalla Dichiarazione d'indipendenza di Thomas Jefferson, che a Parigi respirò le idee nuove della rivoluzione imminente, mica il marciume dell’ancièn regime e della monarchia. Bizantino, le vecchie pergamene che cerchi di rivendermi non servono più a nessuno. La storia moderna comincia col Settecento, con la Dichiarazione dei diritti dell'uomo.
B: E va bene, Americano, superiamo il problema che hai con l’età moderna, se nasce con Cristoforo Colombo o con la Rivoluzione francese, deciditi. Passiamo all’Ottocento. Sono stato molto attivo anche in quel secolo. Ho fornito l’emblema e la mia idea di Stato folle alla Prussia di Bismarck. Alla Prinzenuniversitàt di Bonn, dove studiavano gli eredi al trono, tutti pendevano dalle mie labbra, tant’è vero che hanno continuato a pubblicare il Corpus degli storici bizantini, stavolta Corpus Bonnense. Perfino Ludwig di Baviera...
A: Ludwig? Vuoi dire Luttwak, non ne conosco altri con un cognome così. Non sapevo si fosse occupato di Bisanzio.
B: Luttwak ha anche scritto un libro sulla nostra strategia.
A: Bizantino, ma quante ne racconti. Non ci credo neanche se me lo dice lui. Le tue credenziali non mi convincono. È roba vecchia, polverosa. Tu tenti d’imbrogliarmi, ma il tuo impero non ci ha lasciato niente di utile. Noi al college studiamo la storia e la politica vera, pragmatica, che serve.
B: Americano, ma che cosa studiate a scuola?
A: Cominciamo da George Washington e percorriamo tutto il Novecento fino a oggi. La storia delle democrazie e dei totalitarismi, del liberalismo e del marxismo. Lo capisci o no. Bizantino, che sei tagliato fuori?
B: Americano, nel Novecento ho lavorato eccome. Intanto, a proposito di marxismo, a Bisanzio siamo stati i primi a condannare la proprietà privata come furto e a teorizzare la proprietà collettiva della terra. Idee che hanno contagiato gli intellettuali slavofili e i populisti da cui è nata la Rivoluzione russa.
A: Buoni quelli.
B: Certo, noi eravamo meglio. Però Marx detestava come noi il volgare e satanico spirito del commercio. E poi guarda, nessun intellettuale - e noi bizantini sopravvissuti Io siamo tutti - può mai identificarsi con nessun potere.
A: Bizantino, tieniti questi paradossi cinici per uno dei tuoi panegirici di corte.
B: Non sono cinico, ma pessimista sul potere, un dissidente per vocazione. Nelle mie orazioni di palazzo c’è sempre una vena di critica al regime, anche se abilmente nascosta. Tanto che la mia eversione non mi ha mai estromesso dalle leve della politica. Mi vanto di essere l’unico tra i consulenti di Stalin a non essere mai stato fatto fuori.
A: Ma che dici. Bizantino! Non ti si vede in quelle foto di gruppo da cui Stalin ritagliava via le silhouette dei suoi collaboratori man mano che cadevano in disgrazia.
B: Vuoi vedermi? Basta guardare il film che il mio amico Ejzenstein girò su Stalin, facendogli indossare i costumi di corte bizantini e la maschera di Ivan IV, il Terribile appunto. Anche se l’epiteto russo groznij, scusami Americano, lo avete tradotto male. Non significa «terribile» ma «temibile», nel senso reverenziale in cui si dice di Dio.
A: Dio è colui che protegge la felicità e la prosperità della nazione americana. Non vedo proprio che cosa centrino il «timore» o il «terrore» con la religione.
B: Me ne sono accorto che non lo capisci! Infatti il terrorismo religioso ti trova impreparato.
A: Non vorrai parlare della guerra ai talebani? Neanche esisteva, ai tuoi tempi, l’Afghanistan!
B: Da Kandahar passavano le nostre principali vie commerciali. Anche con Pechino avevamo ottimi rapporti, e con Baghdad, e con i popoli dell'Asia Centrale, c con quelli del Caucaso, per non parlare dei Curdi o dei popoli balcanici...
A: Voglio vederti. Bizantino, a mettere ordine nei Balcani di oggi!
B: Non ne avrei avuto bisogno. Il mio impero, ogni volta che era possibile, e cioè quasi sempre, ha governato con la pace, la diplomazia, le alleanze, magari con l’oro. E poi Bisanzio è stata aperta alla molteplicità etnica, ha immesso sangue sempre nuovo e straniero nelle sue classi dirigenti fin dalle incursioni di popoli cosiddetti barbarici che hanno invece fatto cadere l'impero romano d’occidente.
A: Bizantino, non mi irritare. Il melting pot l'abbiamo inventato noi, è una prerogativa americana!
B: Americano. Bisanzio, ben prima che tu esistessi, era già un impero multietnico, dove si parlavano tutte le lingue e si rispettavano tutte le usanze. A Costantinopoli si incontravano più razze che oggi nella tua Grande Mela.
A: Bizantino, mi irriti con la tua faccia impassibile e i tuoi vestiti poco pratici.
B: Americano, possibile tu non ti sia accorto che le zone d’incandescenza del tuo mondo coincidono con i luoghi dove regno ancora io?
A: Ma che dici! Tu sei polvere, cartapecora, rovine, non esisti...
B: Ti ho detto che non ho mai cessato di esistere.
A: Io ho alzato grattacieli splendenti di acciaio e cristallo, tu opache cupole rivestite solo all'interno. I tuoi mosaici da fuori non si vedono! Nessuno ti dà retta!
B: Mi danno retta in molti, anche americani come te. Sono bizantini i pessimisti, quelli che diffidano del progresso, ma guardano indietro alle tradizioni, gli gnostici, gli elitari, i sapienti. Sono bizantini gli scettici che non si schierano col potere, quelli che rifiutano la retorica strumentale della propaganda egualitaria, dietro la quale vedono la pressione delle oligarchie. Sono bizantini i mistici di ogni sorta, i letterati che detestano la facilità e la volgarità, gli esteti randagi alla ricerca di quel che resta dell’antico pianeta trasformato in una grottesca Disneyland.
A: Bizantino, io sono pragmatico, dinamico, vivo di fatti. Tu di discorsi retorici, di paradossi. Io rappresento il progresso, tu la decadenza.
B: Americano, possibile che non te ne accorgi? Siete arrivati come noi alla soglia dell’iperciviltà, oltre cui un mondo implode. Siete consapevoli, almeno spero, di vivere un'ora tarda, di stare a un passo dalla fine. Eppure, come noi, continuate a integrare nel vostro impero razze, culture, musiche. E a insegnare ai nuovi venuti un'idea di Stato, una forma di umanesimo.
A: Mi stai dicendo, con un altro dei tuoi maledetti paradossi, che anch’io sarei un Bizantino?
B: Più di quanto tu pensi, e ti converrebbe studiare la mia storia. Il mio impero ha dominato la politica internazionale un po' come fa il tuo. Il solido aureo, la nostra moneta, adesso la chiamano «il dollaro del medioevo». E poi siamo stati i primi a far governare le donne. L’impero romano non ha mai avuto un imperatore femmina, noi tante e molto in gamba. Tu quante donne presidente hai avuto?