La scandalosa Teodora, da prostituta a imperatrice
"Teodora. Ascesa di un'imperatrice" di Paolo Cesaretti
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Sul palcoscenico di un teatro di Costantinopoli, nel 518 d.C., una ragazzina si spoglia sotto gli occhi del pubblico fino a rimanere nuda sulla scena, portando intorno al sesso solo un perizoma. Si stende al suolo, supina, a gambe larghe. Gli aiutanti le gettano chicchi d'orzo sul pube e oche opportunamente ammaestrate li beccano uno a uno. E' Teodora, futura sposa dell'imperatore Giustiniano. Il suo nome significa, devotamente, "dono di dio", a provare la religiosità della famiglia da cui proviene. E quella sopra descritta è "un'esibizione rustica che stupisce e conquista", si legge in Teodora. Ascesa di un'imperatrice, a firma di Paolo Cesaretti. Teodora è un'attrice professionale e promettente e in questo "tableau vivant", come l'autore lo definisce, la sua impassibilità nel subire l'attacco dei volatili non fa che confermare la consuetudine con la natura selvaggia in cui, orfana di un guardiano d'orsi, è cresciuta insieme alle sorelle, osservando curiosa persone e bestie. Per capire la genesi storico-culturale della generosa sfida di Cesaretti a riscattare metodicamente Teodora come donna, come moglie, come regina, dobbiamo trasferirci in un altro teatro. Il 26 dicembre 1884 viene rappresentato per la prima volta a Parigi, sul grande palcoscenico della Porte St.-Martin, con musica di scena di Jules Massenet, il dramma di Victorien Sardou, Théodora, interpretato da Sarah Bernhardt. La massa degli spettatori è letteralmente stregata dall'ambigua e licenziosa figura che Sardou ha saputo trarre dalle narrazioni "segrete" di Procopio, e cioè dai suoi Anekdota (qualche anno fa tradotti da Cesaretti per la BUR). I dossier di Procopio, in greco "fatti inediti", erano stati volti in francese da Isambert in base all'edizione del Corpus Bonnense pubblicata da Dindorf nel 1833. Questo testo scandaloso, ignorato per tutto il millennio di Bisanzio e nel Rinascimento, era uscito nel Seicento, ma solo a partire dal secolo dei Lumi era stato veramente letto. Né Montesquieu né Gibbon avevano potuto fare a meno di prestare fede alla testimonianza impietosa che offriva su Teodora. Con lei, scrive Montesquieu, la prostituzione è salita al trono. Sul mestiere svolto da Teodora nella prima giovinezza Procopio fornisce dettagli di una precisione tale, scrive Gibbon, da non poterli né equivocare né ritenere inventati. Solo all'inizio del Novecento una nuova generazione di eruditi accademici comincia a proporsi di riabilitare Teodora negandone l'imbarazzante promiscuità sessuale. Dopo Diehl, che polemizza aspramente con Sardou, altri biografi appaiono ansiosi di prestare alla loro eroina i tratti della virtù calunniata, della pietà religiosa, perfino di un precoce femminismo. Viene abbandonata la spregiudicatezza un po' cinica con la quale gli storici illuministi hanno liquidalo Teodora sulla base di un'unica testimonianza, presumibilmente di parte. Teodora, la figlia del guardiano d'orsi del circo che ancheggia sulle scene prima di essere sposata dall'imperatore, diviene in alcuni casi una Cenerentola, in altri un'eroina proletaria sfigurata dalla malignità dell'intelligencija corrotta. Su questa via battuta tanto dagli studiosi quanto dai romanzieri e dai cineasti, Cesaretti procede con un'andatura unica nel suo genere. Minuzioso e ponderoso come un trattato, il libro non disdegna la licenza narrativa, scendendo spesso nei panni della protagonista e proponendone al lettore giudiziose astuzie e commoventi svenevolezze, quasi fosse, come recita il titolo di un film di Truffaut, "la signora della porta accanto".