La crociata fallita di Bessarione
"Orazione dogmatica sull'unione dei greci e dei latini" a cura di Gianfrancesco Lusini
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C'è una zona d'ombra al bivio tra il medioevo e l'età moderna, seminascosta agli storici. E' il periodo in cui la Seconda Roma, l'impero di Bisanzio, è in procinto di cadere sotto i turchi e di ibridare la sua eredità ideologica con la nascente Terza Roma, la Russia. E' il momento in cui l'intelligencija bizantina, erede di uno stato distrutto, prima che dall'Islam, dalla proliferazione mercantile veneziana, si innesta a occidente e trasfonde nelle università e nelle corti il DNA greco-romano: quello che avrebbe dato vita al Rinascimento europeo, ultimo della serie di Rinascenze che avevano scandito la storia di Bisanzio, consentendole per tutto il medioevo di dominare in ogni senso - culturale, economico, teologico, religioso - quello che Braudel ha chiamato il Mediterraneo Maggiore. L'uomo-simbolo di quest' età-cerniera è un genio della politica. Bessarione, l'Ultimo Bizantino, fu filosofo, teologo, diplomatico, statista, grande mediatore dell'incontro fra Bisanzio e l'occidente. Esce adesso, ed è un evento, l'edizione italiana della sua Orazione dogmatica sull'unione dei greci e dei latini (a cura di Gianfrancesco Lusini), il discorso che tenne al concilio di Firenze del 1439 e in base al quale fu sancita l'effimera resa teologica dell'ortodossia al papa. L'Unione tra le chiese, poi contestata e respinta, si legava in realtà al piano di salvataggio e rifondazione occidentale dell'impero che l'Ultimo Bizantino perseguì per tutta la sua carriera politica cominciata alla corte di Mistrà e proseguita in quella dei papi. In lutto per il suo tempo, anziché di rosso il cardinal Bessarione vestì sempre il nero dei monaci basiliani. Dalla postazione romana restò fedele ambasciatore di Bisanzio caduta ma sempre in attesa di un ultimo riscatto. La tradizione storiografica romanocentrica e papista ha per secoli sottovalutato, equivocato o prudentemente occultato la geniale realpolitik di Bessarione. Ora il lungo e illuminante saggio introduttivo di Antonio Rigo le rende giustizia, documentando con affilata filologia ragioni e fonti della cosiddetta Kehre, l'inversione di rotta al concilio, che vide passare Bessarione dall'antilatinismo teologico alla giustificazione della famigerata dottrina del Filioque, spregiudicato omaggio alla tradizione latina. Il fallimento dell'Unione, così come di ogni progetto di crociata antiturca, cambiarono il corso della storia non solo europea o mediterranea, ma planetaria. L'Orazione dogmatica di Bessarione e l'apparato documentario che la accompagna in questo libro ci permettono di comprendere da quale imperdonabile errore, da quale equivoco dell'occidente siano nati l'evo moderno e le sue violenze.