Quando arrivano ospiti Giove e Mercurio mendicanti
"L'ospitalità è un mito? Un cammino tra i racconti del Mediterraneo e oltre" di Donatella Puliga
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“Chi inaspettatamente si presenta a voi è l’inviato da Dio”, scriveva Jabès, riprendendo un detto ebraico. Ma anche secondo il proverbio arabo “l’ospite è un ospite di Dio”. Non è un caso se la Theoxenia, l’ospitalità data a un dio occultato nei panni miseri di uno straniero, è uno degli archetipi della tradizione mediterrana. Un mito alle cui infinite declinazioni dà ora ospitalità questa raccolta di storie fulminanti, stralciate dalla tradizione greca e latina, ma anche biblica e chassidica, egizia, assiro-babilonese, perfino mongola, e commentate con profondità e leggerezza.
Nel mondo classico, la più celebre è quella di Filemone e Bauci, che ospitano Giove e Mercurio in panni di mendicanti, come cantano Ovidio e ricordano molti dopo di lui, dagli Atti degli apostoli (14, 18-13) al Faust di Goethe. Nel mondo giudaico, l’esempio per eccellenza è la Philoxenia di Abramo (Genesi 18, 1-10a) che accoglie alla sua tavola i tre angeli. La dogmatica cristiana vi scorgerà la prefigurazione del dio trinitario e la moltiplicherà nelle icone bizantine, fino alla Trinità di Rublev.
A tutti noi è capitato di ricevere la visita di un dio. Lo straniero sperduto fatto sedere alla vostra tavola. La ragazza col sacco a pelo lasciata dormire in giardino. Il bambino extracomunitario accolto e aiutato coi compiti. Qualcosa di più forte della razionalità ci ingiunge l’ospitalità in alcuni particolari casi. Cosa li distingue dagli altri? Forse un dettaglio impercettibile, che accende in noi un riflesso ancestrale.
Ma sempre meno spesso. Sono meno aperte le nostre case, più chiuse le nostre vite. La nostra società è diventata diffidente, ha perso questo senso del sacro. Ritroviamolo, pagano, ebraico o cristiano che sia, nella festa che scongiura il punto più buio dell’anno solare — Hannukkah, Dies Natalis Solis Invicti, o solamente Natale.