Addio a Muriel Spark, maestra d'ironia e di perfidia
La scrittrice scozzese si è spenta in Toscana. Aveva 88 anni
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Il giorno del suo ottantottesimo compleanno, ancora convalescente, aveva tenuto a mangiare i bomboloni alla crema che si fanno per il carnevale a Civitella, il piccolo comune tra Arezzo e Siena dove aveva scelto di vivere e di cui era diventata l’anno scorso cittadina onoraria. Anche se naturalmente Muriel Spark, come ogni grande scrittore, non apparteneva a nessun luogo. Sulla sua potente auto, con l'inseparabile amica Penelope alla guida, partiva dall'antica casa tra i boschi per attraversare da un capo all’altro l'Europa. L'ultimo progetto era la Costa Azzurra, se questa primavera tarda a venire avesse risparmiato l’ultima grande scrittrice del Novecento. Ma anche se Muriel Spark non è più viva, i suoi libri continuano a tenere in vita la precisione della scrittura. «Senza la precisione della lingua - amava dire - non c'è scrittura. E neanche idee. Senza precisione della parola non esiste pensiero» La precisione della scrittura redime l’imprecisione della vita. Come faremmo a vivere senza i romanzi di Muriel Spark senza la complicità di Muriel Spark, senza quelli che alcuni chiamano la perfidia di Muriel Spark, ma che in realtà era l'infinita compassione di Muriel Spark? Come faremmo, senza la lucidità di Muriel e senza l’ironia di Muriel su tutto quello che il suo sguardo luminoso coglieva in anticipo e neutralizzava per noi nei suoi romanzi prima che ci facesse del male?
Come faremmo a sopportare la realtà quotidiana, lo squallore, lo sgomento degli incontri ai quali la realtà ci costringe continuamente, con la stupidità, con la mediocrità, con la sanguinaria banalità umana? 0 meglio con quella mistura impalpabile di ottusità e astuzia, di aggressività gratuita, di ipocrisia intellettuale, di baldanzosa ignoranza che forse è l'essenza del male, o almeno dell'ambiguità e della capacità mimetica del male, in cui ci imbattiamo continuamente e che ci sembra così inspiegabile?
Senza Il conte di Lucan, come faremmo a tollerare i perfidi e ottusi Lucan che incontriamo? Senza A mille miglia da Kensington, come faremmo a sorridere dei tanti logorroici pisseurs de copie, come lei li chiamava? Della malvagità gratuita dei falsi intellettuali e in generale di tutti i mediocri? E senza i personaggi di Simposio, o di Realtà e sogni, o. naturalmente, senza l'insegnante e le allieve degli Anni fuggenti di Miss Brody, e senza il giovane romanziere dai capelli rossi dell’ultimo. Folgorante, lnvidia, e tutti i suoi compagni e le sue compagne di college, come faremmo a sopportare i giovani e per primi i nostri insopportabili figli?
Senza la complicità di Muriel, senza il suo sguardo acutissimo e il suo incredibile udito, che da pochi indizi coglieva un'intera personalità, un intero ambiente, tutta un'atmosfera, come quegli orecchi musicali assoluti indovinano un'intera sinfonia dalla prima o seconda nota, non riusciremmo proprio a sdrammatizzare il nostro presente. Senza i romanzi di Muriel, senza i racconti di Muriel, senza le poesie di Muriel, senza per esempio la sua Rue du Cherche-Midi da poco tradotta dal suo amico e editor Matteo Codignola, non potremmo non sprofondare nel presente.
Ma, come diceva Balzac, la letteratura è il sole dei morti. Gli scritti di Muriel Spark, quasi tutti tradotti in Italia da Adelphi, non ci lasciano sprofondare nel buio del presente. Lo rischiarano con la luce in trasparenza del passato. Il che forse dipende dal fatto che Muriel era molto colta, forse dipende dal fatto che era scozzese. Scuramente dipende dal fatto che quell’angelica, temutissima donna di mondo oltreché di lettere, amica di Graham Greene e di Evelyn Waugh, aveva vissuto fino in fondo la sua, e nostra, cupa epoca.
«Credo che la chiave della mia scrittura - aveva detto - sia il fatto di essere riuscita a usare la libertà del XX secolo per esprimere quello che pur essendo al centro della letteratura del XIX rimaneva inespresso. Il Novecento è il secolo della libertà, e la libertà scioglie la lingua. Ha liberato le grandi energie dell’arte, è stato il secolo delle grandi scoperte. E nello stesso tempo è stato il più atroce della storia dell'umanità. Parlo - aveva aggiunto - dell'atrocità umana».