I miti e le parole che solcano i cieli
Da Ulisse al'11 settembre, da Icaro a Saint-Exupéry, in «diario di volo» di Piero Boitani, un viaggio nella cultura classica per osservare l'anima dell'uomo in una luce siderea, con l'allodola di Shelley e l'afoatro di Baudelaire
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E’ un libro-fenomeno Parole alate di Piero Boitani e merita grande attenzione, perché segna il passaggio all'editoria di massa di uno studioso finora ostinatamente devoto ai tipi accademici, dunque la scommessa di un avvicinamento al grande pubblico sulle ali, appunto, della parola. «Voli nella poesia e nella storia da Omero all'11 settembre», recita il sottotitolo. Più erudito delle Nozze di Cadmo e Armonia di Calasse, più rigoroso della Storia della filosofia greca di De Crescenzo, questo libro è in effetti il diario di un volo pindarico attraverso il mito stesso del volo. E, se la Caduta di Icaro di Pieter Bruegel il Vecchio è dichiaratamente (la sineddoche di tutti i suoi percorsi», l'alter ego del suo autore è, fin dalle prime pagine, un aviatore antifascista, allievo di uno dei migliori licei classici d’ltalia, il Tasso», ma pronto a immolarsi, volteggiando sulla sua macchina volante, per una causa giusta. Come Boitani, che sacrifica le sue specializzazioni universitarie pur di salvare dall'oblio l'antica cultura greca e latina. La tradizione antica non conosce, per Boitani, soluzione di continuità. Iliade e Odissea, Antigono di Caristo e Apollodoro, Longino, l'autore del Sublime - o meglio lo pseudo-Longino, ma per Boitani gli antichi non mentono - e Niceta Coniata. D'altronde, la vocazione di antichista covava nell'autore da tempo, come dimostrano sia due precedenti saggi accademici su Ulisse, sia la sua recente attenzione a tutto tondo per l'insegnamento universitario della filologia greca e latina, che lo ha reso instancabile ambasciatore dei volumi mondadoriani della Fondazione Valla. Come «creature alate che solcano i cieli» Callimaco, Apollonio Rodio, Mosco, Ennio, Lucrezio, Ovidio, Properzio sono, per Boitani, una sequenza sola, una «fuga di Bach». Nel volo incontra altri uccelli: l'usignuolo di Keats, l'allodola di Shelley, l'albatro di Coleridge e di Baudelaire, il cigno di Mallarmé, quelli selvatici di Yeats. Ci guida esperto da Alcmane a Wallace Stevens, da Aristotele a Levinas. Parole come stasimon e Sehnsucht, hybris e Ubermut si sposano in aria. Sorvola Hòlderlin, di Pindaro condivide lo sguardo in cui «tutto si sussegue come se fosse visto da un'aquila che si muove veloce in alto sulle montagne e guarda verso il basso, cogliendo il paesaggio nelle sue coordinate essenziali... Un' esperienza - ci assicura - che a un uomo normale, non abituato a pilotare un aereo, fa girare vorticosamente il capo». A quell'altezza le distanze diventano insignificanti. Parole alate è una macchina leonardesca, un aliante capace di atterrare leggero sul terreno più insidioso. Da Icaro al Barone Rosso ogni trasvolatore è parente, tutto somiglia a tutto: l'Orfeo di Rilke alla Margherita di Bulgakov, il Vangelo di Giovanni a Saint-Exupéry, mentre brillano come stelle fisse «i quattro archetipi fondamentali», Ulisse, il Giuseppe biblico, Gulliver e Amleto. Da Omero al «folle volo» degli aerei dell'11 settembre, la parabola di Boitani ci fa guardare la storia e l'anima dell'uomo in una luce siderea. E la sua prosa ineguagliabile non cerca il consenso del lettore, ma quello dei posteri.