Grecista sbigottita per Troy e invidiosa per le treccine di Agamennone
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Cosa sarebbe successo se Mel Gibson in "The Passion" si fosse ispirato ai vangeli quanto Troy all'Iliade? Per cominciare, avrebbe sfoltito: troppi dodici apostoli, meglio ridurli a due. Per ringiovanire la trama, la Madonna avrebbe pugnalato Giuda, mentre Pietro avrebbe sfidato Caifa a duello. Maddalena avrebbe sedotto Pilato, il Cireneo sarebbe diventato coprotagonista. E non ci sarebbe stato bisogno di scomodare Dio.
E' più o meno quello che hanno fatto Wolfgang Petersen e il suo furbo sceneggiatore David Benioff. Intanto, via gli dèi, a parte la stramba Teti-Julie Christie, che si aggira raccogliendo conchiglie come una vecchia hippie inglese insabbiata a Goa. Paride, nel duello con Menelao, non viene salvato da Afrodite ma da suo fratello. Poi, morte ai cattivi. Menelao, in Omero destinato a una lunga vita, viene inaspettatamente fatto fuori da Ettore. Perché concedere ad Agamennone il privilegio di essere ucciso al ritorno da Troia dalla fedifraga Clitennestra? Meglio farlo sgozzare nella città in fiamme da un’eroina inventata.
Per favore, più simmetria nella trama. Due fratelli dominano la Grecia? Anche a Troia Priamo non ne ha procreati cinquanta ma solo due, uno posato e sposato, l'altro play boy. Una love story lega il play boy troiano a una principessa greca? Ce ne vuole una parallela tra un palestrato greco e una principessa di Troia. Ed ecco il gay Achille, trasformato dallo script in macho romantico, progettare con una single bruttina ma di carattere, Briseide, una fuga d'amore in barca speculare a quella che ha portato Elena a Troia.
Peccato, perché cancellando l'omosessualità di Achille e Patroclo non si capisce come mai il primo rinunci al romantico progetto per vendicare la morte del secondo, in Omero più grande di lui, nel film teenager lentigginoso e femmineo che l'eroe cerca di invirilire con le arti marziali. Quando muore, le due monete che gli mette sugli occhi sembrano fette di cetriolo contro le occhiaie.
I biondi Atridi, Agamennone e Menelao, sono due vecchi rissosi e patibolari, sfregiati e sovrappeso. Portano sugli stinchi pelosi minigonne che non si possono permettere e nei capelli impagabili treccine rasta. Aiace Telamonio è un incrocio tra Mastro Lindo e l’Incredibile Hulk, brandisce un martello, emette solo grugniti. Non si capisce come farà a pronunciare frasi cosi sensate nell'omonimo script di Sofocle.
Lo sbarco computerizzato degli Achei a Troia è un remake in costume dello sbarco in Normandia. Però i Mirmidoni sono una marmaglia, sembrano gli Hell's Angels. "Che cosa vuole ogni uomo?", riflette il loro giovane capobanda Achille. “Io ne voglio di più”. Brad Pitt, il Più, è un attaccabrighe, ha un profilo da pianeta delle scimmie e stivali da motociclista. Nell'intimità porta un kimono giapponese. La sua famosa tenda è invece in stile sioux, con tappetini da yoga su cui dorme con due squaw alla volta. Prima, naturalmente, di essere redento da Bridget Jones-Briseide.
Clima da Conan il Barbaro
Se in campo acheo il clima è da Conan il Barbaro, nella rocca di Troia trionfa il new age. Solo il colore dei caftani, blu anziché arancione, distingue i troiani da una setta tantrica. Onorano il Sole. Si riuniscono intorno a una Jacuzzi circondata da fiaccole. Andromaca, la più bella della comunità, ha lunghi capelli all’henné e orecchini indiani. Quando lo scialbo Ettore viene ucciso in duello sotto gli occhi di tutti, i blu non perdono la loro intontita soavità.
Mentre fra i greci delle odalische arabe fanno la danza del ventre, a Troia hanno assoldato delle contadine sarde che tarantellano per accogliere Elena al ritmo di una colonna sonora celtico-beduina. La figlia di Leda e del cigno, la prima Femme Fatale dell’occidente, "colei che incantava il cuore degli uomini", abbina alle sottovesti sexy la faccia banale di una fotomodella di intimo. "La ami veramente?”, domanda al figlio il grande Peter 0’ Toole. Le gambe storte, i ricci scolpiti dal gel e i lineamenti grossolani nonostante gli sforzi dei truccatori, non si capisce come Paride possa essere stato conteso da tre dee. Quando il padre gli consegna solennemente la "Spada di Troia", lo spettatore finalmente si raccapezza: la guerra di Troia è un'ennesima puntata di Excalibur. Il sequel è garantito, intuiscono i più smagati, quando nel fuggi fuggi generale Paride incontra un ragazzotto semiebete che sorregge un vecchio: “Come ti chiami?”. "Enea!".
Solo così una tradizione di trenta secoli poteva essere digerita dal pubblico moderno? I veri vincitori nella saga di Troy sono i parrucchieri: dove avranno trovato quei deliziosi, luccicanti fermatreccine a forma di fusillo?