Silvia Ronchey

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Noi e gli antichi

Dizionario Enciclopedico della Lingua Latina

"Dizionario Enciclopedico della Lingua Latina" di Karl Ernst Georges

29/08/2003 Silvia Ronchey

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Il Foglio Quotidiano

Avete un debito formativo in latino? Vo­lete stupire, se siete ancora in ferie, i vicini di ombrellone leggendo l'edizione critica del "De rerum natura" di Lucre­zio? Avete avuto una crisi mistica e volete cantare il gregoriano senza fare figuracce? Se sì, avete bisogno del Georges. Ricorda­te? Quel monolite nero che troneggiava minaccioso sui banchi del liceo nei giorni di compito in classe, la scrittura microsco­pica, le righe fitte che vi si confondevano sotto gli occhi per il sonno, la stanchezza, la paura... No, niente paura. Il Georges c’è ancora, ma è rinato.
Dopo più di centododici anni dall'edi­zione originale del 1891, traduzione italia­na del mitico Kleines Lateinisch-Deutsches Handwòrterbuch di Karl Ernst Georges, dopo cento anni suonati dalla se­conda edizione, quella che abbiamo usato a scuola, approntata dall'infaticabile Fer­ruccio Calonghi all’insegna del motto Maxima debetur pueri reverentia, che comprendeva tutta la latinità classica da Plauto e Tacito a quella che veniva chia­mata allora "decadenza", al Digesto giu­stinianeo, ai Padri della Chiesa, ecco che Ugo Gianni Rosenberg, ultimo esponente della benemerita dinastia editoriale tori­nese, ha fatto il grande passo: il più aristo­cratico dei dizionari di latino è uscito ora, in due volumi, completamente rinnovato.
Il secondo volume, un abrégé, è stato concepito sul modello anglosassone delle editiones minores dei dizionari oxfordiani. Pratico e portatile, è il compagno idea­le dello studente in campeggio, dell’intel­lettuale in barca a vela, dell’ecclesiastico cosmopolita.
Ma è nelle pagine del volume principa­le che troviamo le vere, grandi novità. Il te­sto si presenta distribuito su due colonne, ciascuna affiancata da un colonnino di servizio davvero inestimabile poiché se­gnala all’attenzione i punti chiave della glossa: la coniugazione del verbo, la sua forma (attivo, passivo, deponente, semide­ponente, riflessivo, mediale, impersonale) i suoi modi significativi (participi, gerun­dio, gerundivo), la sua sintassi; il cambio di categoria grammaticale del lemma (da aggettivo a sostantivo o ad avverbio, da no­me comune a nome proprio), il suo cambio di genere, il suo cambio di numero (da sin­golare a plurale o viceversa), le sue alte­razioni (comparativo e superlativo); la reg­genza degli aggettivi: le locuzioni partico­lari; i significati traslati e i proverbi.
All'utilità di un tale sussidio si aggiun­ge la geniale semplificazione grafica del testo delle colonne principali, che giocan­do sapientemente con neretti e corsivi ac­crescono la consultabilità dell’opera. De­sinenze, generi, categorie grammaticali, etimologie, esempi e citazioni d'autore so­no, a differenza delle passate edizioni, in­dividuabili ormai chiaramente.
Uno sfondo grigio chiaro inquadra i no­mi propri: di personaggi storici o mitologi­ci, di letterati o artisti, di luoghi geografi­ci, di popoli significativi per la civiltà ro­mana. Un filetto grigio posto a destra del­la colonna di testo richiama l'attenzione su altre voci che contengono invece noti­zie di carattere enciclopedico: sulla vita civile e politica, militare e religiosa, sulle conoscenze scientifiche e tecniche, sulla vita quotidiana. Forniremo, a titolo di esempio le informazioni fomite nel lem­ma “folium, folii". Prima accezione, primo significato: "foglia" di piante e di fiori, at­testato in Cicerone e altri; secondo signifi­cato: per traslato, immagine della legge­rezza, si veda Cicerone, ad Attico. 8, 15 ,2 (equivalente alla voce “piuma"). Seconda accezione, primo significato: "bagattelle", si veda l’espressione "folia et nugae" in Apuleio, 3; secondo significato: in archi­tettura, “foglia d'acanto” nel capitello co­rinzio, Vitruvio, 4: raramente, (foglia di) “nardo", in Prudenzio. Terza accezione (tarda): “foglio" di carta, in Macrobio.


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