Mondo più chiuso e libri aperti
Viaggiare oltre la Sars
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Ve ne siete accorti? Il mondo è improvvisamente ristretto. Un'area crescente del pianeta è divenuta meno accessibile. Si sono moltiplicati i paesi in cui non si può viaggiare. Una terribile coppia, il terrorismo e la Sars, costringe i nostri spostamenti in canali più ridotti di quelli ottocenteschi. Quest'estate, secondo sondaggi allarmistici, un italiano su due non si muoverà e il 30 per cento degli altri è incerto. La crisi economica contribuisce indubbiamente a questa nuova immobilità. Ma la globalizzazione dov'è andata a finire? E' proprio qui il punto. Senza la mobilità globale e la multiculturalità diffusa, né i terroristi né i coronavirus avrebbero potuto espandersi così liberamente. E' un paradosso, ma senza la globalizzazione il mondo sarebbe più largo e con meno frontiere. Non è la prima volta che le frontiere del mondo si chiudono. La Seconda Guerra mondiale, dopo il boom cosmopolita degli Anni Trenta, aveva bloccato milioni di persone. Nel dopoguerra, per i cittadini dei paesi comunisti, viaggiare all'estero era impensabile. In entrambi i casi si era preso a viaggiare attraverso la letteratura. Giovani e anziani avevano ricominciato a leggere libri vecchi e nuovi, a viaggiare «intorno alla propria stanza» come Xavier de Maistre. In questo momento il bestseller, nella città chiusa di Hong Kong, è «La peste» di Camus. Da Tucidide a Defoe, i classici sulle epidemie del passato hanno ripreso a vendere. La quarantena forzata porterà la conoscenza a riacquistare nei libri, la dimensione del mito? Sapremo riscoprire un sapere tramandato anziché visto in prima persona, magari attraverso la Disneyland del turismo di massa? Quest'estate gli italiani, anziché andare in Siria o a Pukhet, si metteranno in viaggio sulle pagine di Malraux o di Isacco di Ninive? «Conversare con uomini di altri secoli - diceva Cartesio - è quasi come viaggiare».