Poeti musicali da Theodorakis
"Storia delle letteratura neogreca" di Mario Vitti
Articolo disponibile in PDF
Due paesi hanno avuto la migliore poesia del Novecento: la Russia e la Grecia. In entrambi serpeggiano l'estetica e la mistica della tradizione ortodossa; a entrambi ha lasciato una misteriosa impronta la millenaria cultura bizantina. Ma mentre la poesia russa del Novecento è ampiamente celebrata e nota - da Blok a Esenin, da Majakovskij a Pasternak, dalla Cvetaeva alla Achmatova -, pochi conoscono quell'assoluta meraviglia che è la poesia neogreca, che pure annovera una sequenza di geni fra cui due premi Nobel: Seferis («Qui dove stiamo senza consistenza.../ Il poeta, un vuoto») e Elitis («Nei grandi solstizi delle nozze / là dove stillano lacrime i giacinti»). La Storia della letteratura neogreca di Mario Vitti, il maggiore studioso italiano della materia, parte dalle ascendenze bizantine della rhomaiosyne, da quei capolavori in lingua demotica che sono i poemi del ciclo di Digenìs Akrìtas, dalle satire di corte di un poeta maledetto come lo Ptocoprodromo (l'Accattone), dai romanzi d'amore dell'età paleologa, dai lamenti per la caduta di Costantinopoli. Passa per i bassifondi di Candia cantati da Stefano Sachlikis, si fa estasiare dai decapentasillabi in rima baciata dell'Erotòkritos di Vincenzo Cornaro, che ancora oggi i pastori cretesi recitano a memoria. Rievoca l'impatto che l'Illuminismo ebbe sulla colta élite greca oppressa dalla turcocrazia; le solitudini neoclassiche delle Isole Ionie da cui provenne Foscolo, gli inni di sfida dei briganti ribelli agli ottomani, i Clefti.
Vitti fa rivivere Koraìs e Solomòs e il romanticismo della Rivoluzione nazionale greca, che catturò Byron, per arrivare ai geni Fin-de-Siècle e Primo Novecento: un romanziere, il pessimista, neobizantino Papadiamantis, e tre poeti autori di versi fra i più belli della letteratura universale: l'alessandrino Kavafis; il visionario Sikelianòs; il sublime (e suicida) Kariotakis. La sezione più ampia del libro è dedicata alla grande poesia moderna: quella di Seferis, il Thomas Eliot della rhomaiosyne; quella del surrealista (e non solo) Elitis, il cui Axion estì può considerarsi il vero inno nazionale greco; quella di Ritsos, comunista, populista, vitalista, che risuscitò ritmi e fantasmi della tragedia classica insieme al canto della tradizione popolare. Molti di noi conoscono la letteratura neoellenica inconsapevolmente, grazie al connubio senza precedenti tra industria discografica e vera, alta poesia realizzato dall'instancabile Theodorakis, che ha musicato molti di questi grandi, da Sikelianòs a Kariotakis, da Elitis a Ritsos. Leggendo il libro di Mario Vitti, molti di noi ritroveranno il senso di quei magnetici, indecifrati, trascinanti mantra ascoltati d'estate, su un taxi per l'Acropoli o in un'isola biancoazzurra dell'Egeo.