Eros sotto la cenere
Amori incandescenti all'ombra del vulcano. In un libro tutti i segreti e le scene proibite
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Quale operazione potrebbe essere più opportuna che applicare la dottrina socioeconomica marxista - e meglio ancora il suo elemento fondante negli studi storici sul mondo antico, cioè il rapporto di produzione schiavistica - a un argomento stimolante come la vita sessuale, e particolarmente omosessuale, degli antichi romani? «Per il padrone sottomettere anche sessualmente i propri schiavi era un diritto. Non era ammesso, invece, avere una relazione con uno schiavo altrui. Il padrone che aveva una relazione con il proprio schiavo accettava il rischio che il rendimento lavorativo diminuisse (compensato comunque dal servizio sessuale ricevuto). Chi aveva una relazione con uno schiavo altrui, invece, diminuiva il valore di un bene di proprietà altrui», si legge nel volume Elemond Pompei, i volti dell'amore di Eva Cantarella, antichista sempre politicamente corretta. E come si poteva, nello stesso tempo, risultare più aggiornati anche sul piano strettamente scientifico, se non utilizzando le recenti scoperte sui dipinti e i graffiti erotici della sventurata città di Pompei? Anche i precedenti libri della Cantarella spaziano dalla condizione della donna ai supplizi capitali alla bisessualità nel mondo antico, sempre in una prospettiva rigorosa di storia sociale, economica, giuridica, antropologica. In questo lavoro la studiosa si è avvalsa della collaborazione di Luciana Jacobelli, archeologa esperta di Pompei, dove ha fra l'altro diretto lo scavo delle Terme Suburbane. Se il testo è di sicuro profilo scientifico - sorretto dai riferimenti alle fonti ma nello stesso tempo chiaro e spregiudicato, perfino appassionato quando tratta i graffiti erotici di mano femminile, testimonianza della libertà sessuale delle matrone romane -, anche la documentazione e la ricerca iconografica sono impeccabili e perfino, forse per scelta di marketing, prorompenti. Quattro gigantografie si aprono a manifesto, illustrando la sequenza numerata di quei sette rapporti sessuali propri o impropri, che gli studiosi di Pompei conoscono bene: dal sesso orale di una o anche due donne [unicum, sottolinea l'autrice, nell'iconografia erotica conosciuta) alle scene d'amore di gruppo, vere macchine erotiche alla Sade. «Amare gli schiavi», «Fallo e défaillance», «Prezzi e condizione delle prostitute», «La prostituzione maschile», «Scene erotiche con pigmei» sono gli ammiccanti titoli di alcune delle sezioni del libro, che anche ai non specialisti consentirà di penetrare a fondo la realtà antropologica di un'età remota. Tra eruzione e erezione, la storia quotidiana di Pompei emerge assai meno struggente che nei versi di Thomas Eliot o perfino nelle pagine di Bulwer-Lytton.