Drogato, cioè dionisiaco
Gli scrittori e l'ebbrezza secondo Zolla
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Che cosa unisce D'Annunzio e Tolstoj, Freud e il medico terapista vietnamita Nguyen-Te-Duc-Luat, maestro di René Guénon? L'esplorazione di quelli che Charles Baudelaire definiva «paradisi artificiali». Da Bulgakova Lawrence, da Benjamin a Cocteau, e poi Lorca, Artaud, Michaux, Landolfi, Huxley, Castaneda, Benn, Burroughs: si snoda per tutti gli ultimi due secoli il corteo dionisiaco dei letterati che si iniziarono alle droghe e ne descrissero l'ebbrezza. Sono loro i protagonisti dell'ultimo libro di Elémire Zolla, ponderoso saggio sulla storia dell’ebbrezza, che sta per uscire da Einaudi. Il titolo, I dionisiaci, rimanda a due opere pubblicate invece da Adelphi, l'editore da cui Zolla si è appena distaccato: le Dionisiache del bizantino Nonno e il Dioniso di Kerényi. Era stato peraltro Friedrich Nietzsche, primo divulgatore del dionisiaco, a invocare «una storia degli stupefacenti come storia del sentire», in un passo della Gaia scienza che Zolla cita, ripercorrendo la storia del dionisismo in questa nuova fine secolo dove «la parte della droga nella sensibilità collettiva si staglia chiaramente e Dioniso come mai prima figura al centro del foro».
La scrittrice Anaïs Nin provò l’Lsd appena inventato. Ma il più maturo e appassionato diario d'iniziazione è Avvicinamenti di Ernst Jùnger, forse l’ultimo vero iniziato ai misteri di Dioniso. L’esperienza della droga infatti, da elitaria fonte di affinamento della coscienza, diviene divorante e apocalittica quando raggiunge, nel nostro secolo, la massa. Per i molti il bisogno di droga, come scrive Lev Tolstoj, «nasce solamente dal bisogno di nascondere a se stessi le indicazioni date dalla coscienza».
La storia dell’ebbrezza va dalla Cina di 6 mila anni fa, in cui la canapa già sacra cancellava l’io e schiudeva il tao, all'Islam, in cui l'hascisc teneva i guerriglieri della società segreta degli Assassini «in uno stato d'animo deciso, quieto e capace». L'infuso dei misteri eleusini agiva, scrive Zolla, come l'addo lisergico. Anche gran parte della teologia cristiana è esoterismo dionisiaco. Il primo miracolo fu a Cana e fu creazione del vino, un miracolo dionisiaco. Se per i pagani il vino era simbolo del sangue sacrificale di Dioniso smembrato dalle menadi, per i cristiani lo era del Dio crocifisso e spartito nell’offerta del corpo e del sangue. Zolla ci ricorda inoltre che, ai primordi cristiani, i naasseni samaritani mescolavano al pane eucaristico anche mandragora allucinogena.
Nel Medioevo, a preservare la pratica delle droghe furono la stregoneria e gli alchimisti, che le trasmisero alla medicina del Rinascimento. Ma solo alla fine del 700 si affaccia alla storia la figura del drogato maledetto, cui l’antologia di Elémire Zolla è di fatto dedicata. Il romanticismo si sostanzia dell'esperienza sublime dell'ebbrezza e d'ora in poi tutta la grande letteratura europea, dalle sinestesie di Coleridge alle Confessioni di un mangiatore d’oppio di De Quincey, dai deliri di Edgar Allan Poe ai Paradisi di Baudelaire, si reinscrive rapidamente sotto il segno di Dioniso.