Quando Buddha divenne un santo cristiano
La storia bizantina di Ioasaf, bestseller del Medioevo che anticipa il Siddharta di Hesse e avvia la lunga marcia dell'Illuminato in Occidente
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Forse non tutti i cristiani né tutti i buddisti sanno che il Buddha è un santo cristiano. Addirittura cattolico, inserito nel Martirologio Romano dal 1583, in piena epoca segnata dalla Controriforma. Santa Romana Chiesa lo festeggia ogni 27 novembre sotto il nome di Ioasaf, in compagnia di un altro strano santo chiamato Barlaam. Poiché non mancano i buddisti cristianofobi (quasi tutti occidentali convertiti) e negli ultimi tempi sono spuntati cattolici troppo critici nei confronti del buddismo, è consigliata soprattutto a loro la lettura della Storia di Barlaam e Ioasaf. La vita bizantina del Buddha, appena pubblicata da Einaudi (a cura di Paolo Cesaretti e Silvia Ronchey, pagg. 308, euro 35). L'autore è ufficialmente anonimo ma molto probabilmente rispondeva al nome di Eutimio, monaco cristiano figlio di un dignitario di corte georgiano, istruito nella capitale dell'Impero Romano d'Oriente. Dopo un periodo di meditazione sul sacro Monte Athos, Eutimio scrisse nell'VIII secolo questa leggenda, e non è strano che il mondo bizantino, così aperto al sincretismo religioso fra buddismo, islamismo e cristianesimo, fra le tradizioni greche e romane, abbia partorito una storia così affascinante. La vicenda, in poche parole, è questa: a un re indiano che si diletta nel perseguitare cristiani, un astrologo predice che suo figlio diventerà un re ancora più grande, ma di un regno che onora il Cristo. Il padre decide così di rinchiudere il rampollo nel palazzo reale, fra ozi e piaceri, allo scopo di tenerlo all'oscuro dei fatti del mondo. Ma nel corso di qualche uscita clandestina il giovane incontra un lebbroso, un cieco, un vecchio decrepito. Di conseguenza, diventa consapevole della caducità e della fragilità umana. Sarà poi l'eremita Barlaam a convertirlo al Vangelo. A sua volta, il figlio, convertirà il genitore, dopo aver resistito agli assalti della carne e del diavolo. A parte il non trascurabile elemento della conversione al cristianesimo, sono veramente impressionanti le somiglianze con la leggenda che tramanda la vita del principe Siddharta che diventa il Buddha. Ed è così che il fondatore del buddismo entrò a pieno diritto fra i santi cristiani. Niente di strano, anche perché la sua dottrina non è propriamente una religione, bensì una filosofia, uno stile di vita che può essere propedeutico al cristianesimo non meno dell'ebraismo o di alcuni culti dell'antichità pagana. Oggi la leggenda di Ioasaf e dell'eremita Barlaam è poco conosciuta, ma durante il Medioevo ottenne molto successo: se ne trovano tracce nell'epopea cavalleresca, nelle sacre rappresentazioni, nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, la prima raccolta di vite di santi cristiani. L'eco del Buddha bizantino e degli apologhi contenuti nella sua storia giunge fino al Decameron di Boccaccio, alla Firenze rinascimentale, al teatro di Calderón de la Barca, alle pagine di Tolstoj ed Hesse. Anche l'Oriente ne fece tesoro, in primis i samurai giapponesi che vi trovarono motivi sufficienti per abbracciare Cristo ed affrontare il martirio.