Dall'enigma al processo, metto in gioco la mia tesi
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Forte delle trentamila copie vendute e di un’edizione tascabile con la scritta «bestsellers» appena arrivata in libreria del suo «L’enigma di Piero», Silvia Ronchey pare pronta ad affrontare qualsiasi prova. Compresa l’attesa tavola rotonda in programma questo pomeriggio (ore 17) a Palazzo Ducale con la partecipazione di importantissimi studiosi della storia dell’arte come Claudio Strinati, Antonio Paolucci, Carlo Bertelli, Antonio Giuliano e Bert Treffers. A fare gli onori di casa la soprintendente Lorenza Mochi Onori. Il tutto nella sala della Galleria nazionale delle Marche dove la Flagellazione, al centro del libro della Ronchey, è esposta.
Il luogo è ideale...
«Direi proprio di sì — risponde Silvia Ronchey, docente di storia bizantina a Siena —, l’idea è nata al Premio Frontino Montefeltro con Lorenza Mochi Onori. Abbiamo pensato di sfruttare questo suo ruolo per fare qualcosa di più e di diverso da una presentazione. Mi piace l’idea di trovarmi di fronte a degli storici dell’arte pronti a dirmi tutto quello che pensano».
Si aspetta una sorta di processo?
«Direi proprio di sì. Credo che una parte degli illustri studiosi invitati non sia d’accordo con la mia ipotesi bizantina. E credo che il luogo stimoli anche l’esposizione di opinioni contrastanti. Diciamo che l’idea del processo pubblico, che sia vero e sincero scambio di opinioni, non mi dispiace. Devo dire che, simpaticamente, Carlo Bertelli mi aveva avvertito: “Scorrerà il sangue...”».
D’altra parte non è facile far venire allo scoperto studiosi della storia dell’arte su un libro come il suo...
«Proprio così. L’appuntamento di Urbino sarà unico per varie ragioni, compresa questa. L’altro aspetto molto positivo è che ad un anno di distanza dall’uscita, a libro letto, un po’ tutte le “corti rinascimentali” toccate dall’Enigma sono sollecitate a parlarne. Andrò a Ferrara, a Rimini, ma anche a Mantova. Sono stata a San Sepolcro. In più in ogni tappa emergono studiosi locali, esperti ed amatori che propongono loro idee in relazione all’ipotesi del libro. Così più che un tour di presentazione diventa per me un arricchimento, nuove fonti, nuove possibilità, soprattutto altre conferme».
Una di queste è arrivata proprio da Urbino. Bessarione, protagonista del tentativo di crociata per salvare Bisanzio, presente secondo lei nella Flagellazione, è stato individuato anche nello stendardo del Duca Federico, risalente al 1472, appena restaurato dalla soprintendenza urbinate.
«Ho avuto uno scambio di idee con Lorenza Mochi Onori e mi pare condivisibile l’individuazione della presenza di Bessarione nello stendardo. L’uomo con la barba è riconducibile all’iconografia matura dell’ultimo dei bizantini. In più al suo fianco si può riconoscere Zoe Paleologina, la giovane erede dell’Impero Bizantino destinata a sposare Ivan III di Russia, diventando così l’imperatrice Sofia. Ciò conferma che in quel periodo nel suo viaggio italiano l’erede di Bisanzio passò anche per la corte feltresca».
L’altra novità riguarda Firenze e la nuova interpretazione dell’enigma del Virgilio riccardiano.
«E’ una grande scoperta di Giovanna Lazzi, che leggendo “L’enigma di Piero” vi ha trovato un’interpretazione possibile per decifrare l’enigma del Virgilio riccardiano. Ovvero una miniatura fiorentina del ’400 dedicata all’“Eneide” di Virgilio ma con immagini non ancora decifrate. Invece la simbologia dei personaggi è simile a quella della Flagellazione. Con Tommaso Paleologo in versione Enea: l’uno fugge da Bisanzio in mano ai turchi, l’altro da Troia distrutta dai greci. Il parallelismo iconografico è impressionante. I personaggi sono gli stessi, con grande somiglianza».
Di enigma in enigma, dove vuole arrivare?
«Intanto è stato entusiasmante l’interesse suscitato dal libro al di fuori dai canali accademici. Una scommessa vinta. Una funzione importante è stata svolta dal sito internet. Con migliaia di contatti anche per le 300 pagine di apparato delle note che abbiamo messo solo online. Ci sono state alcune segnalazioni dirette: una in particolare riguardava proprio lo stendardo del Duca Federico. E’ il vantaggio di avere pubblicato una ricerca storica di prima mano in un circuito allargato, non solo per addetti ai lavori. Abbiamo anche messo in moto una ricerca su Cleopa Malatesta che collegherà Rimini con Mistrà. Attraverso studi sul Dna fatti in Romagna ed una campagna di scavo per trovarne la tomba in Grecia».
Bisanzio, poi, è diventato quasi un tema di attualità.
«Proprio così. Il parallelismo con l’11 settembre. la guerra di religione, il rapporto con l’Islam. In questi giorni ho appena finito 20 puntate radiofoniche sulla caduta di Costantinopoli che da qui all’autunno diventeranno un libro per Sellerio».